Alla fine hanno dovuto cedere anche loro. Nonostante la dichiarazione di intenti “L’Italia non si ferma”, l’organizzazione del Vinitaly alla fine si è arresa e ha rinviato il salone internazionale del vino di Veronafiere, che si terrà non più dal 19 al 22 aprile ma dal 14 al 17 giugno, “in considerazione della rapida evoluzione della situazione internazionale che genera evidenti difficoltà a tutte le attività fieristiche a livello continentale”. Così Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere.
La decisione è stata presa, spiega Mantovani, “in considerazione della rapida evoluzione della situazione internazionale che genera evidenti difficoltà a tutte le attività fieristiche a livello continentale”. La nuova data rappresenta “il periodo migliore – sottolinea – per assicurare a espositori e visitatori il più elevato standard qualitativo del business”. “Vinitaly, insieme ad OperaWine – prosegue il dg di Veronafiere -, si svolgerà quindi in un contesto temporale in cui grandi eccellenze del made in Italy, quali Cosmoprof e Salone del mobile, per esempio, avranno il compito di rilanciare con forza l’attenzione dei mercati internazionali e l’immagine dell’Italia”. La decisione è stata frutto “di un’attenta analisi dei dati disponibili oltre che dell’ascolto delle posizioni degli stakeholder del mercato, incluse le principali associazioni di settore: Unione Italiana Vini, Assoenologi, Federvini, Federdoc, Federazione vignaioli indipendenti e Alleanza delle Cooperative settore vitivinicolo”.
Rimandati anche tutti i fuori salone, da Opera Wine alle serate annesse alla kermesse. Decisione obbligata, viste anche le centinaia di disdette di produttori e buyer. Sono quasi 5mila le aziende espositrici, provenienti da oltre 40 paesi produttori, per una quattro giorni che ha circa 400 eventi in programma: degustazioni tecniche, prestigiose verticali, walk around tasting e focus sui principali mercati.