Un segnale di resilienza dell’economia e del sistema delle imprese arriva dai dati sulla dinamica del PIL pubblicati da Istat ed Eurostat venerdì scorso. Nel primo trimestre 2023 il PIL in Italia cresce dello 0,5% rispetto al quarto trimestre 2022, a fronte del +0,1% di Eurozona, del +0,2% della Francia e della crescita zero della Germania. Nell’arco degli ultimi dodici mesi, caratterizzati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e da una violenta crisi energetica, il PIL in Italia sale dell’1,8% su base annua, a fronte del +1,3% dell’Eurozona, facendo meglio del +0,8% della Francia e del -0,1% della Germania. Questa performance è particolarmente apprezzabile nonostante su famiglie e imprese italiane vi sia stata una maggiore crescita dei prezzi dell’energia: +26,6% a fronte del +10,0% dell’Eurozona.
Come ha evidenziato l’analisi dell’Ufficio Studi pubblicata la scorsa settimana su IlSussidiario.net la crescita è sostenuta da una propensione ad investire delle imprese che non è stata eccessivamente depotenziata dalla stretta monetaria: nel quarto trimestre 2022 gli investimenti in Italia segnano una crescita congiunturale del 2,0% mentre calano in Eurozona (-2,8%).
A seguito dell’andamento positivo anche in una fase di rialzo dei tassi di interesse sui prestiti alle imprese – per giovedì prossimo è attesa la decisione sui tassi da parte della Bce – il bilancio del 2022 vede gli investimenti in Italia salire del 9,4%, un ritmo più che doppio del +4,0% dell’Ue a 27; il ritmo di accumulazione di capitale dell’economia italiana è decisamente migliore del +2,2% della Francia e del ristagnante +0,4% della Germania. La tenuta della domanda per investimenti è tutta determinata dalla domanda privata, a fronte del calo dell’1,1% degli investimenti pubblici.
La migliore performance si conferma anche nel più lungo periodo: tra il 2015 e il 2022, grazie alle politiche fiscali di sostegno a impresa 4.0 e agli interventi di riduzione del consumo di energia delle abitazioni, gli investimenti in Italia sono saliti del 33,9% a fronte del +20,3% dell’Eurozona; nel dettaglio l’aumento è del 20,8% in Francia e dell’11,5% in Germania.
Sulla base di questo trend, il rapporto tra investimenti e PIL nel 2022 è salito al 21,8%, superando il precedente picco del 2007 e raggiungendo il massimo del XXI secolo: un livello cosiì elevato non si riscontrava dal 1991. Nel confronto internazionale, gli investimenti nell’Eurozona sono il 22,7% del PIL, il 24,8% in Francia, il 22,6% in Germania e il 20,1% in Spagna. Il divario tra Italia ed Eurozona dell’indicatore in esame si è progressivamente ridotto, scendendo lo scorso anno a 0,9 punti: era di 4,2 punti nel 2019.
Gli investimenti delle imprese stanno sostenendo la digitalizzazione dei processi aziendali e la trasformazione green. Nel dettaglio, nel 2022 gli investimenti in macchinari e impianti in Italia sono saliti dell’8,6% a fronte del +4,1% dell’Ue a 27, un ritmo ampiamente superiore al +3,3% della Germania e al +0,9% della Francia.
Ulteriori evidenze, sulla propensione delle imprese per settore ad investire in prodotti e tecnologie digitali, a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale e sui crediti di imposta a sostegno degli investimenti sono disponibili nel 24° report di Confartigianato ‘Primavera 2023: tendenze, cambiamenti e incertezze’. Qui per scaricarlo.