STUDI CONFARTIGIANATO
Sale al 31,9% per gli under 40. In dieci anni +21,6% indipendenti laureati nonostante decimazione (-10,8%) del lavoro autonomo
L’Italia presenta un forte ritardo nella presenza di laureati, con una incidenza di 30-34enni che hanno conseguito un titolo terziario del 26,2% inferiore di quasi tredici punti al 39,1% della media Ue a 28. Va ricordato che per laureati si intendono coloro in possesso di titolo di livello terziario (livelli da 5 a 8 Isced, classificazione internazionale sui titoli di studio) e che comprende istruzione terziaria di ciclo breve (livello 5), baccalaureato (livello 6), master (livello 7) e dottorato di ricerca (livello 8).
Di conseguenza l’Italia presenta una quota di occupati laureati inferiore alla media europea: nel quarto trimestre 2016 nel nostro Paese la quota di occupati laureati è del 21,4%, inferiore di 12,7 punti alla media di 34,1% dell’Ue a 28.
Per migliorare questa performance è necessario un sistema universitario più attrattivo – anche grazie ad un sistema scolastico maggiormente abilitante – che riduca il numero di studenti che abbandonano l’università, abbrevi i tempi necessari ad alcuni studenti per completare la loro formazione e migliori la qualità dell’istruzione superiore con una maggiore rispondenza dei corsi di studio alle esigenze del mondo del lavoro.
In dieci anni la quota di lavoratori – dipendenti e indipendenti – laureati è salita di 5,6 punti, meno dell’incremento di 8,1 punti registrato nella media dell’Ue a 28. Su questo trend hanno influito il ritardato pensionamento delle coorti più anziane – in cui la quota di laureati è più bassa – e la minore domanda di lavoro di giovani, tra i quali è più elevata la quota di laureati; in relazione a quest’ultimo aspetto si osserva che il tasso di occupazione di giovani tra 20 e 34 anni che hanno conseguito un laurea nell’ultimo triennio in Italia è del 57,5% a fronte dell’81,9% della media Ue a 28.
La crescita della quota di laureati è più intensa nel lavoro indipendente: al quarto trimestre 2016 i lavoratori indipendenti laureati sono complessivamente 1.175.700 e la quota sul totale dei lavoratori indipendenti è del 24,8% ed è salita di 6,6 punti nell’ultimo decennio. Il 99,2% degli indipendenti che lavora in imprese private non finanziarie è occupato in piccole imprese.
In dieci anni il lavoro autonomo ha perso complessivamente 570 mila unità (-10,8%), con un saldo negativo di 779 mila unità non laureate (-18,0%) mentre sono saliti di 208.500 unità gli imprenditori e lavoratori autonomi laureati (+21,6%).
In particolare al quarto trimestre 2016 è più elevata, e pari al 35,6%, la quota di lavoratori indipendenti senza dipendenti, e risulta in salita di 6,6 punti negli ultimi dieci anni; è più contenuta, e pari al 18,1%, la quota di imprenditori e lavoratori autonomi laureati e che hanno dipendenti, che risulta salita di 5,3 punti negli ultimi dieci anni.
Sulla presenza di laureati pesa, naturalmente, il fattore età: al quarto trimestre 2016 la quota di lavoratori indipendenti under 40 laureati arriva al 31,9%, con una variazione di quasi dieci punti (+9,8) negli ultimi dieci anni; per i senior tra 40 e 64 anni la quota di laureati è inferiore di quasi dieci punti (21,8%) a quella dei più giovani ed è meno dinamica, con una salita di 6,4 punti negli ultimi dieci anni. L’analisi per genere evidenzia una più elevata quota di indipendenti laureati per le donne, pari al 35,9%, di oltre quindici punti superiore al 19,8% dei maschi. In chiave settoriale si osserva che la crescente terziarizzazione dell’economia contribuisce alla più elevata quota di imprenditori laureati: sulla base degli ultimi dati disponibili sulla struttura imprenditoriale, la quota di lavoratori indipendenti negli Altri servizi – in cui sono compresi anche i servizi professionali – sale al 46,2%, a fronte del 7,7% del Commercio, trasporto e magazzinaggio, alloggio e ristorazione, il 6,0% del Manifatturiero esteso e il 3,4% nelle Costruzioni.