Stretta populista sulle banche, l’allarme del segretario De Simone: “Il reddito di cittadinanza lo pagheranno le piccole imprese e le famiglie

“Le conseguenze di una manovra fortemente populista, che guardi solo alla spesa senza problemi di programma di investimento, finirà per pagarle un caro prezzo le micro, piccole e medie imprese e le famiglie italiane”. Così Andrea De Simone, segretario provinciale di Confartigianato Imprese di Viterbo, lancia l’allarme sui rischi che corre il sistema economico della finanza, la quale introduce il reddito di cittadinanza ma penalizza chi eroga il credito.

“L’Esecutivo dà il via a una manovra con cui si sfora il vincolo dell’1,6% tra deficit e Pil, portandolo al 2,4%, per erogare indiscriminatamente un sussidio che, almeno nelle intenzioni, dovrebbero portare ad un incremento dei consumi – continua De Simone -. Ma senza un progetto di sviluppo che preveda non contributi assistenzialistici a pioggia ma interventi concreti su lavoro, infrastrutture, cultura e su reali politiche di benessere, saranno sempre le imprese a risentirne fortemente “. Nello specifico, è l’urto della manovra sul sistema bancario. “Nella legge di bilancio – spiega De Simone -, circa l’80% degli introiti aggiuntivi proviene da misure che bastane e assicurazioni. Non ci dimentichiamo poi dell’aumento dello spread, la crisi per le cose e gli affari sui prestiti e il credit crunch: le banche italiane, in carenza di capitali, lo spazio entro il 2021 restituirà alla Bce i finanziamenti con il secondo programma Tltro. Procederanno, quindi, alla vendita dei titoli di Stato e opereranno una inevitabile stretta forte sul credito. L’imminente stop al QE, poi, La crescita sulla sfida dell’incremento dei consumi sembra più un sogno che è una realtà con la situazione attuale del nostro Paese “. alla vendita dei titoli di Stato e opereranno una inevitabile stretta forte sul credito. L’imminente stop al QE, poi, La crescita sulla sfida dell’incremento dei consumi sembra più un sogno che è una realtà con la situazione attuale del nostro Paese “. alla vendita dei titoli di Stato e opereranno una inevitabile stretta forte sul credito. L’imminente stop al QE, poi, La crescita sulla sfida dell’incremento dei consumi sembra più un sogno che è una realtà con la situazione attuale del nostro Paese “.

(Solo 40 miliardi di euro) di euro in meno). Ciò è dovuto a un breve periodo di tempo. Dopo la nota integrativa al Def la stretta al credito è destinato ad aumentare. “La politica del governo Conte contro le banche – continua De Simone -, se da un lato trova sponda in un consenso popolare che identifica gli istituti di credito con l’emblema dei diritti forti e dell’Europa ‘matrigna’, gioco forza ad una sempre maggiore riduzione delle restrizioni alle micro, piccole e medie imprese. Così, di fatto,

“Nessun sistema economico può restare in piedi senza credito, la storia dovrebbe avercelo insegnato. La visione di piccolo cabotaggio del Governo, che sembra elaborata più in termini di consenso elettorale per la prossima primavera che in funzione della crescita reale del Paese – concludono il segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo -, con la sua politica di assistenzialismo se stesso, mette a rischio le banche stesse e gli enormi sacrifici compiuti faticosamente dalle aziende italiane negli ultimi dieci anni. Se non ci saranno modifiche alla manovra, il governo creerà più povertà di quella che sembrerebbe voler contrastare “.

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