STUDI CONFARTIGIANATO
La politica monetaria espansiva manifesta a pieno i suoi effetti sul calo dei tassi di interesse sul mercato del credito: a dicembre 2015 il tasso di interesse sui prestiti alle imprese per nuove operazioni scende all’1,74%, 83 punti base al di sotto del valore di un anno prima; nel confronto internazionale il tasso pagato dalle imprese italiane è di 8 punti base più basso di quello dell’Eurozona, chiudendo dopo oltre quattro anni lo spread Italia-Uem.
Si riscontra, invece, un maggiore ritardo degli effetti dell’espansione monetaria sui prestiti alle imprese e in particolare alle piccole imprese: a novembre 2015 mentre si registra un ritorno alla crescita dei prestiti al totale delle imprese (+0,3% rispetto a novembre 2014), persiste il calo dei prestiti alle imprese con meno di 20 addetti (-1,4%). Inoltre perdura un calo più accentuato per i prestiti alle imprese artigiane: l’analisi basata sui dati resi disponibili grazie alla collaborazione con Artigiancassa evidenzia a settembre 2015 uno stock di credito all’artigianato di 45,6 miliardi di euro ed il persistere del calo tendenziale (-4,7%). La flessione del credito all’artigianato a settembre 2015 è diffusa in tutte le regioni con cali meno accentuati in Valle d’Aosta (-0,9%), Toscana (-2,5%) e Sardegna (-3,1%). In sette regioni e cinquantaquattro province si rileva un trend dei prestiti stabile o in miglioramento rispetto al trimestre precedente.
L’ancora debole domanda di credito delle imprese consolida la riduzione del rapporto tra prestiti alle imprese e PIL che, tra il 2011 e il 2015, scende di 6,5 punti; in particolare nel 2015 – primo anno della ripresa – mentre il rapporto tra prestiti e PIL per le imprese si riduce di 1,6 punti, mentre per le famiglie sale di 1,1 punti.
L’analisi dei tassi effettivi sui finanziamenti alle imprese per territorio conferma il trend di diminuzione del costo del credito: a settembre 2015 il tasso attivo effettivo sui finanziamenti per cassa a imprese non finanziarie riferiti ad operazioni in essere e a rischi autoliquidanti e a revoca è pari a 5,26%, in calo di 91 punti base in un anno. Persiste il pesante spread tra Centro Nord e Mezzogiorno che è di 215 punti base, con i tassi sui finanziamenti più alti registrati in otto regioni del Mezzogiorno: Calabria (8,53%), seguita da Sicilia (7,39%), Sardegna (7,20%), Molise (7,15%), Puglia (7,14%), Campania (7,06%), Abruzzo (6,44%) e Basilicata (6,29%). Il credito per una impresa calabrese costa 407 punti base in più rispetto ad una impresa del Trentino-Alto Adige.