“Contenti che la provincia di Viterbo sia stata premiata con un progetto che ne valorizza le peculiarità, ma forse si poteva fare meglio e certamente si poteva fare di più”. E’ il commento del segretario provinciale di Confartigianato imprese di Viterbo, Andrea De Simone, che, sulla scia di quanto affermato dalle colonne de La Repubblica dal sindaco di Bagnoregio Luca Profili, commenta con soddisfazione a metà il Piano Borghi del Pnnr, secondo il quale sono stati assegnati 20 milioni di euro per la riqualificazione al solo piccolo centro di Trevinano, comune di Acquapendente, località con soli 142 abitanti.
“Ben vengano risorse da spendere nella Tuscia, ma il criterio di assegnazione sembra non cogliere l’importanza delle aree vaste come necessario fulcro dei progetti di riqualificazione – aggiunge De Simone, con una posizione che è la stessa della Confartigianato nazionale -. Il coinvolgimento degli artigiani e delle micro e piccole imprese, dell’imprenditoria diffusa, che rappresentano il 99,3% del tessuto produttivo dei territori italiani e sono caposaldi delle comunità locali, è fondamentale per centrare l’obiettivo di rigenerazione sociale e culturale che passa anche certamente dalla presenza di un tessuto produttivo e di servizi vivo. Pertanto, seppur contenti per Trevinano, riteniamo che il Piano Borghi vada migliorato, utilizzando il contributo di proposte degli imprenditori, dei sindaci e di chi vive e lavora nei territori che l’iniziativa del Governo intende rilanciare”.
Le criticità sottolineate da Profili, infatti, vanno esaminate con attenzione. Innanzitutto per quanto riguarda la possibilità di distribuire quell’ingente mole di finanziamenti su più borghi. E poi va fatta una riflessione sulla reale capacità della macchina amministrativa dei piccoli centri di far fronte alla progettazione e agli investimenti.
“Un errore prevedere che per questo bando ogni regione potesse candidare un unico borgo – riprende il segretario di Confartigianato Viterbo -. Lascia perplessi, infatti, la scelta del Governo di individuare soltanto 21 borghi ai quali attribuire ingenti risorse, 20 milioni di euro ciascuno, per progetti ancora poco chiari di riqualificazione e ripopolamento. In questo modo, oltre al rischio di esporre questi centri a dinamiche speculative, non si riconosce il sistema di interdipendenze fra piccoli paesi vicini che ha storicamente caratterizzato l’identità culturale, sociale ed economica dei nostri territori. Il rischio è quello di allontanare ancora di più le micro località destinatarie del Piano Borghi – conclude -, che spesso sono addirittura frazioni di paesi, dai territori vicini e circostanti, indebolendo ulteriormente i legami di comunità che connotano aree più vaste”.