L’analisi dei dati del commercio estero pubblicati giovedì scorso dall’Istat evidenzia che nel corso dell’anno 2016 le esportazioni sono cresciute dell’1,1% in valore e dell’1,2% in volume mentre le importazioni segnano una diminuzione dell’1,4%in valore a fronte di un aumento del 3,1% dei volumi. Nel 2016 le vendite del made in Italy salgono a 416.951 milioni di euro, pari al 25,0% del PIL, mantenendosi in linea con il massimo del 25,1% registrato lo scorso anno. Nel dettaglio settoriale del rapporto tra export e PIL per i Beni strumentali si rileva l’8,5%, per i Beni di consumo l’8,0% e per i Prodotti intermedi un ulteriore 7,8%; l’export di Energia si limita allo 0,6% del PIL.
L’espansione dell’export è determinato esclusivamente dall’aumento del 3,0% delle vendite sui Paesi dell’Unione europea mentre flettono dell’1,2% le vendite su mercati extra UE.
Nell’anno appena trascorso l’export ha registrato una migliore performance nei Beni di consumo, per cui le vendite all’estero sono salite del 2,7%, seguiti dai Beni strumentali in aumento dell’1,9% mentre sono più stabili le vendite di Prodotti intermedi (+0,6%); in controtendenza l’export di beni energetici, in calo del 18,2%. La performance migliore del made in Italy si riscontra proprio nel settore dove è più elevata la quota di addetti nelle micro e piccole imprese: nei Beni consumo, infatti, la quota di occupati nelle imprese fino a 50 addetti è del 59,1%, superiore al 52,0% per i Prodotti intermedi, al 47,7% per i Beni strumentali e al 14,0% per l’Energia e quasi cinque punti al di sopra del 54,3% della media del manifatturiero. In particolare nei Beni di consumo le piccole imprese si addensano nei settori di Agroalimentare e bevande, Abbigliamento, Pelle, Mobili e Gioielleria.
La combinazione del trend delle vendite all’estero e delle importazioni da oltre confine determina nel 2016 un avanzo record del commercio estero di 51.566 milioni di euro, in miglioramento di quasi un quarto (+23,3% pari a 9.759 milioni) rispetto all’anno precedente. L’avanzo complessivo sale al 3,1% del PIL, il massimo degli ultimi vent’anni: il precedente picco del 3,3% fu registrato nel 1996.