In Italia agosto è sinonimo di chiuso per ferie. Almeno per due o tre settimane, quando non tutto il mese. Mentre il mondo cambia e si adegua alle esigenze della modernità, nel Belpaese resiste la tendenza ad andare tutti in ferie in blocco ad agosto, riducendo ai minimi termini o interrompendo del tutto la produzione dei beni e l’erogazione dei servizi. Succede nelle maggior parte delle piccole e medie imprese, “perché ad agosto è consuetudine fermarsi un po’ tutti e perché chi lavora può stare con la famiglia” rispondono gli imprenditori interpellati da Confartigianato sul tema. E in fondo perché stupirsi? In Italia le ferie d’agosto sono storicamente un punto fermo, talmente irrinunciabili che per primi i parlamentari di ogni schieramento e fazione politica raramente scendono sotto i 35 giorni di ferie. Quest’anno, per intenderci, per il Parlamento saranno 38 – il record è del 2017 con 40, mentre nel 2013 furono ”solo” 27 -, per lo meno per i deputati, che dal 1° agosto torneranno in aula presumibilmente solo il 9 settembre. Va “peggio” ai senatori, “obbligati” dal Decreto Sicurezza bis alle fatiche parlamentari fino al 5 agosto: per loro i giorni di ferie saranno invece “soltanto” 34.
Nonostante nel resto d’Europa non si assista a una simile tendenza, in Italia anche chi lavora con l’export è solito concentrare le ferie ad agosto. Pure se è il mese delle ristrutturazioni, delle riparazioni, delle manutenzioni, garantite comunque dagli artigiani del provvidenziale “Aperti per ferie”. Il gap agostano, tutto di italica matrice, è sì una caratteristica di quello stile italiano che ha reso il Made in Italy famoso e unico al mondo, ma anche e soprattutto ormai una forte linea di demarcazione con il resto dell’universo produttivo mondiale. In Svizzera, per fare degli esempi, si lavora anche il 15 agosto. In USA le ferie estive durano massimo una settimana, come in Brasile. In Cina e Giappone poco di più. Una questione soprattutto culturale da cui in Italia si fa fatica a smarcarsi.
“Gli italiani sono un popolo operaio, di lavoratori, di instancabili stacanovisti – interviene il segretario provinciale di Confartigianato Imprese di Viterbo, Andrea De Simone – ma la riflessione non è sul lavoro di per se stesso e sulla sua qualità, ma sul raggruppare i sacrosanti 20/25 giorni di ferie all’anno in un unico periodo. Questa è una particolarità solo italiana, fa parte della nostra cultura, ancora più amplificata nel nostro territorio dove dai primi di agosto si rimanda ogni attività, ogni decisione, ogni scelta a dopo Santa Rosa, a dopo il 4 settembre”.
Qualcosa, però, si sta lentamente muovendo. “In questo modo ogni anno ad agosto l’Italia rinuncia, come dimostrato da studi di autorevoli economisti, ad un punto di pil – conclude De Simone -. Le pmi stanno però pian piano iniziando a rendersene conto, trainate anche dall’indotto creato dalle più grandi realtà imprenditoriali e commerciali, che hanno imparato a non fermarsi un intero mese. Forse tra qualche anno assisteremo a un’auspicabile inversione di tendenza, a un cambiamento che non pregiudichi il sacrosanto diritto alle ferie di chi fatica tutto l’anno ma neanche il regolare funzionamento della produttività del Paese”.