L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia che l’Italia è il quarto paese dell’Unione europea per presenze turistiche, ma sale al primo posto per le presenze estive (luglio-settembre 2019). I segnali che arrivano sul fronte del turismo preludono ad una stagione estiva difficile
, come evidenziato nel 7° report Covid-19 di Confartigianato – clicca qui per scaricarlo – presentato questa settimana in un webinar proposto dall’Ufficio Studi e il Coordinamento Categorie. Il lockdown di primavera ha sostanzialmente azzerato (-94,4%) le presenza turistiche di marzo-aprile 2020. L’analisi dei dati di Enit evidenzia che gli arrivi aeroportuali della prima metà dell’anno, tra il 1° gennaio e il 12 luglio 2020, scendono dell’81,0% mentre le prenotazioni aeree dal 13 luglio al 23 agosto 2020 registrano un calo del 90,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono ancora vigenti limitazioni agli arrivi da territori extra Ue come Stati Uniti e Russia, paesi che pesano per il 10% delle presenze turistiche straniere; la spesa in Italia dei turisti provenienti da questi due paesi nel 2019 ha superato i 6 miliardi di euro.
Le previsioni per il 2020 indicano una flessione del 44% dei visitatori internazionali e nazionali, equivalenti a 51 milioni di visitatori in meno, di questi 35 milioni sono visitatori stranieri (che calano del 55%) e 16 milioni sono visitatori italiani (calo che si ferma al 31%).
Il calo del turismo riduce il PIL di 41 miliardi di euro – Secondo le recenti valutazioni di Banca d’Italia il turismo peserà in modo rilevante sulla recessione in corso. All’effetto diretto sul PIL delle minori esportazioni nette di servizi legati al turismo si sommano quelli indiretti dati dalla riduzione dell’occupazione nel settore, e la conseguente contrazione dei redditi e dei consumi. L’impatto negativo è stimato in 2,5 punti percentuali di PIL quest’anno – valutabile in 41 miliardi di euro di minore PIL a prezzi correnti – e in ulteriori 0,9 punti nel 2021; solo nel 2022 si avvia un recupero, nell’ordine di mezzo punto percentuale.
La rilevazione di Confartigianato di giugno 2020 su un panel di oltre 3 mila micro e piccole imprese ha evidenziato nel bimestre aprile-maggio un calo del fatturato più ampio di dieci punti rispetto alla media per le MPI che intercettano una significativa domanda turistica. I settori con una maggiore presenza di MPI che intercettano a domanda turistica sono Trasporto persone (85,0% del comparto), Alimentare (49,1%), Comunicazione, grafici e fotografi (46,4%), Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia (38,7%), Moda – tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria (28,3%) e Legno-arredo (19,9%).
La risorsa del turismo domestico – In questa estate del 2020 caratterizzata dalla caduta dei flussi turistici internazionali, i turisti residenti che rappresentano una risorsa. Le ultime rilevazioni disponibili evidenziano per il trimestre luglio-settembre un calo del 40% rispetto allo stesso periodo scorso anno degli italiani che partiranno per le vacanze. L’86% dei residenti che intraprenderanno una vacanza rimarrà in Italia e solo il 4,8% andrà all’estero, in forte riduzione rispetto al 26% del 2019. L’analisi dei flussi turistici per territorio di provenienza evidenzia che, nella media dei territori italiani, il 50,5% delle presenze si riferisce a turisti stranieri, il 38,6% a residenti in regione diversa da quella della vacanza e il rimanente 10,9% a residenti nella stessa regione.
L’artigianato nei settori interessati dalla domanda turistica – Una quota rilevante dei consumi turistici per shopping e altre spesa diverse da trasporto, alloggio e ristorazione può essere intercettata dalle piccole imprese e l’artigianato. Inoltre gli artigiani diventano animatori delle bellezze dei territori italiani con l’ iniziativa ‘Percorsi accoglienti’ lanciata da Confartigianato per creare itinerari di valorizzazione dell’artigianato e dei luoghi in cui operano, in particolare nel Mezzogiorno.
Alla fine del II trimestre 2020 le imprese artigiane operanti in attività interessate dalla domanda turistica sono 204.707, pari al 15,9% dell’artigianato totale e danno lavoro a 699.672 addetti. In chiave settoriale il comparto più rilevante è l’Abbigliamento e calzature che conta 43.906 imprese (21,4% del totale), seguito da Altre attività manifatturiere e dei servizi 40.375 imprese (19,7%), comparto che comprende importanti attività dell’artigianato nella fotografia, cornici, gioielleria e bigiotteria, ceramica e vetro, lavorazione artistiche del marmo, del ferro, del rame e dei metalli, cure per animali domestici, centri benessere e palestre. Seguono Agroalimentare 38.750 imprese (18,9% del totale), Trasporti con 33.561 imprese (16,4%), Ristoranti e pizzerie con 31.564 imprese (15,4%) e Bar, caffè, pasticcerie con 15.023 imprese (7,3%).
A livello regionale le più alte incidenze dell’artigianato nei settori a vocazione turistica sul totale dell’artigianato regionale si rintracciano in due regioni del Mezzogiorno cioè Sicilia e Campania con una quota pari rispettivamente al 22,4% ed al 20,6%; seguono Toscana (20,1%), Marche (18,9%), Calabria e Sardegna (entrambe con il 18,8%) e Lazio (18,0%).
A livello provinciale l’artigianato a vocazione turistica rappresenta oltre un quinto del totale dell’artigianato in tredici province: Prato (36,2%), Fermo (33,0%), Palermo (25,2%), Agrigento (23,9%), Firenze (23,6%), Napoli (22,9%), Catania (22,7%), Arezzo e Reggio Calabria (entrambe con il 22,5%), Caltanissetta (22,1%), Messina (21,9%), Siracusa (21,7%) e Trapani (21,0%).