A maggio 2021 il clima di fiducia delle imprese accelera fortemente rispetto alla tendenza positiva in atto da dicembre 2020, raggiungendo il livello più elevato da febbraio 2018. Il miglioramento della fiducia delle imprese è diffuso a tutti i comparti. Un robusto segnale statistico che conferma la ripresa in corso viene dalle attese sugli ordini, che a maggio sono in territorio positivo per tutti i settori e in marcata crescita rispetto ad aprile. Il saldo più elevato si riscontra per il manifatturiero (+15,6) e servizi di mercato (+13,2), settore che registra il miglioramento più accentuato (+11,9 punti rispetto ad aprile 2021). Il ritorno in territorio positivo dell’indicatore sulle attese degli ordini è avvenuto a fine 2020 per le imprese del manifatturiero e delle costruzioni mentre si è ritardato fino ad aprile 2021 per le imprese dei servizi di mercato e per il commercio.
Questa differente sincronizzazione settoriale della ripresa è confermata dall’analisi dei conti economici trimestrali da cui si evidenzia che nel primo trimestre del 2021 il valore aggiunto del manifatturiero esteso – con estrattivo ed energia – sale dell’1,0%, nelle costruzioni del 5%, mentre nei servizi cala dello 0,4%.
Nel confronto internazionale la manifattura in Italia fa meglio di quella di Spagna (-2,1%), di Germania (valore aggiunto invariato) e di Francia (+0,2%), mentre la dinamica delle costruzioni in Italia è in controtendenza rispetto alla flessione rilevata in Germania (-4,9%) e Spagna (-4,2%) e sopravanza la crescita registrata in Francia (+0,5%).
In Italia il solo settore delle costruzioni (+871 milioni di euro di valore aggiunto nel primo trimestre 2021) spiega pressoché interamente la variazione complessiva (+886 milioni di euro) del valore aggiunto dell’economia italiana, che sostiene la crescita del PIL del +0,1%, in rialzo rispetto alla stima preliminare diffusa il 30 aprile scorso, quando la variazione congiunturale del PIL era stata del -0,4%. Con questa revisione il PIL dell’Italia è in controtendenza rispetto al calo dell’Eurozona, dove il PIL segna una flessione dello 0,3%.