Il 2020 si apre all’insegna dell’incertezza, con la Brexit prevista alla fine di questo mese di gennaio, e le previsioni sulla crescita delineano un anno caratterizzato dalla debolezza del ciclo economico. Le ultime previsioni indicano che nel 2020 le economie Ocse cresceranno dell’1,6%, in leggera decelerazione rispetto all’1,7% del 2019. L’Italia, insieme con la Germania, con un tasso di crescita del PIL dello 0,4% è all’ultimo posto tra le 35 economie che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato che aderiscono all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
La debolezza dell’economia italiana si osserva anche nel più lungo periodo: solo Grecia e Italia nel 2020 presentano ancora un livello del PIL inferiore al livello pre-crisi: per la Grecia il PIL previsto per quest’anno è inferiore del 20,7% rispetto a quello del 2008 e per l’Italia è inferiore del 2,7%. Inoltre il nostro Paese che risulta penultimo tra prime 60 economie del mondo per tasso di crescita nel quinquennio 2019-2024.
Nel 2020 in Italia tiene il tasso di crescita dei consumi privati (+0,4% nel 2020, come nel 2019), mentre cede il tasso di crescita degli investimenti, che passa dal +2,9% del 2019 al +0,8% del 2020.
A fronte di questo rallentamento degli investimenti la manovra approvata a fine anno dal Parlamento è scarsamente espansiva. Secondo le valutazioni dell’Ocse, in Italia si rileva una invarianza del deficit (2,2% del PIL), sale di 0,3 punti di PIL il rapporto tra entrate fiscali e PIL e non diminuisce il rapporto tra debito pubblico e PIL (136,1% nel 2020, 0,1 punti superiore rispetto al 2019). Dopo aver concentrato oltre tre quarti della manovra di bilancio per il 2020 sulla disattivazione delle clausole di salvaguardia, spiazzando la spesa per investimenti, per il 2021 pendono aumenti di Iva e accise per 20,1 miliardi di euro – che per il 2022 salgono a 27,1 miliardi di euro – e la cui disattivazione condizionerà ulteriormente le scelte di politica fiscale.
Sul fronte dell’export il tasso di crescita del volume di vendite all’estero si dimezza, passando dal 2,7% del 2019 all’1,3% del 2020. Il giudizio sugli ordini esteri delle imprese manifatturiere è ai minimi dell’ultimo quinquennio. Pesano il rallentamento della produzione manifatturiera in Germania e le incertezze legate alla Brexit.
Dal mercato del lavoro per quest’anno si profila una crescita dell’occupazione dello 0,3% in riduzione rispetto allo 0,7% dell’anno che si è appena chiuso. Si rischia di interrompere un ciclo particolarmente favorevole per i giovani che nell’ultimo anno, secondo una nostra recente analisi, hanno registrato una flessione significativa del tasso di disoccupazione, anche grazie alla buona performance dell’apprendistato.