Scatta la riforma delle concessioni demaniali marittime. Dal 2016 via libera al diritto di proprietà ventennale per stabilimenti, bar, e manufatti posti sul demanio. “Una riforma ancora incompleta”, denuncia il Presidente di Oasi Confartigianato Mussoni. Si riapre la partita della riforma delle concessioni demaniali marittime. La riforma, congelata a fine aprile dopo lo stop alla trattativa tra Governo e operatori balneari imposto dal dietrofront di alcune organizzazioni di rappresentanza del settore, ha fatto un improvviso scatto avanti. Nel Decreto Sviluppo approvato il 5 maggio dal Consiglio dei Ministri, trovano spazio, infatti, le nuove regole che a partire dal 2016 disciplineranno la concessione delle spiagge. La novità principale del testo riguarda la possibilità di attribuire ai privati il diritto di superficie ventennale (con annesso permesso di edificabilità nelle aree non sottoposte a vincoli) sulle spiagge e sugli eventuali manufatti già esistenti. In sostanza, un diritto di proprietà a tutti gli effetti, ma limitato a tutto ciò che sta sopra il terreno. Alle accuse degli ambientalisti di voler svendere il demanio, il Ministro Tremonti ha replicato: “Non c’è nessuna vendita delle spiagge, il diritto di superficie è solo un incentivo per gli investimenti’. Sull’iniziativa, giudizio sostanzialmente positivo del presidente di Oasi Confartigianato Giorgio Mussoni che tuttavia non nasconde qualche perplessità. “Innanzitutto – sottolinea – noi abbiamo apprezzato questa ipotesi di soluzione perché, non fosse altro, è l’esplicito riconoscimento della validità della nostra offerta turistica: abbiamo creato un prodotto che non ha eguali in Europa, una peculiarità che ci è invidiata, e che deve trovare la giusta tutela. Questa è la prima cosa, da questo punto di vista è apprezzabilissimo. Bisognerà però tenere conto che un unico decreto, un’unica previsione per tutto il sistema italiano che è molto variegato e differenziato, lascia qualche perplessità”. A partire dal 2015 le attuali concessioni finora rinnovate in maniera automatica dagli imprenditori di spiaggia saranno carta straccia. ‘Tutte le concessioni’, è scritto nel Decreto, saranno riassegnate “nel rispetto dei criteri comunitari di economicità, efficacia, imparzialità e trasparenza”, una formula vaga che lascia presagire una gara. Il provvedimento, però, non spiega come saranno riconosciuti il valore delle imprese esistenti, gli investimenti fatti e il valore commerciale creato sul demanio pubblico dagli imprenditori. Non dice se gli operatori potranno esercitare il diritto di prelazione e non fissa requisiti professionali per partecipare a futuri bandi: senza precise regole, chiunque potrebbe improvvisarsi operatore balneare. Insomma, il decreto ’salvaspiagge’ rappresenta un provvedimento quadro a cui necessariamente dovranno seguirne degli altri. Lo schema delle regole per non danneggiare un settore punta dell’offerta turistica nazionale, è chiaro da tempo, è quello emerso dal tavolo tra gli operatori balneari e il Ministro Fitto. Occorre ripartire da qui. “Io credo che sia indispensabile, come abbiamo già chiesto al Ministro Fitto – conclude il Presidente di Oasi Confartigianato Mussoni – ritornare a quel famoso tavolo per riprendere in mano la partita su queste basi, dopodiché si potrà parlare anche di diritti di superficie o di concessioni, più lunghe, poi vedremo. Ma la cosa più importante in questo momento sia riscrivere le regole per difendere questa offerta italiana che non ha eguali in Europa”. |
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