Le imprese artigiane apprezzano l’attenzione del Governo per valorizzare e promuovere il Made in Italy ma ritengono necessario coordinare e raccordare ogni intervento anche in relazione ai principi contenuti nella delega sul riordino degli incentivi e con gli strumenti esistenti.
E’ quanto hanno indicato Confartigianato e Cna nel corso dell’audizione davanti alla Commissione attività produttive della Camera sottolineando “l’opportunità di individuare le caratteristiche e la tipologia di imprese e concentrare le risorse per rendere efficaci gli interventi”.
Oltre 150mila imprese partecipano alla realizzazione dei prodotti del made in Italy, occupando circa 1 milione e 800 mila persone con un valore aggiunto annuo di oltre 100 miliardi di euro. La stragrande maggioranza delle imprese sono micro e piccole imprese (il 96,7% del totale e il 46,7% dell’occupazione complessiva che produce il 40% del valore aggiunto). Più in dettaglio il 77% delle imprese che partecipano al Made in Italy sono artigiane e su questa tipologia di impresa “si deve concentrare ogni iniziativa di valorizzazione e tutela”
Le due organizzazioni giudicano positivamente che il ddl affronti la valorizzazione del Made in Italy sotto molteplici aspetti come la formazione dei giovani, la promozione dell’imprenditoria, il sostegno dei singoli settori, la tutela dei marchi e il contrasto alla contraffazione, il consolidamento delle filiere, fino alla presenza sui mercati internazionali.
Nel merito del provvedimento, Confartigianato e Cna guardano con favore i finanziamenti alle imprese per la partecipazione a fiere nazionali ed estere e suggeriscono di “rendere tali misure continuative su un orizzonte pluriennale prevedendo una riserva dedicata pari almeno al 50% dello stanziamento per assicurare la piena partecipazione di micro e piccole imprese.
Sull’istituzione del liceo per il Made in Italy, le tre organizzazioni rilevano che affinché la riforma possa avere effetti positivi è necessario che “i dettagli concreti siano elaborati in collaborazione con le organizzazioni di rappresentanza delle imprese artigiane e del made in Italy”.
Le due organizzazioni invece lamentano la mancanza di due importanti capitoli: l’autoimprenditorialità e la successione di impresa legata al passaggio generazionale per favorire l’occupazione dei giovani e la trasmissione di competenze.