IVA: una petizione per dire no allo split payment

Una petizione per dire “no allo split payment”, un meccanismo che rischia di far chiudere migliaia di imprese.

Promossa dall’ANAEPA Confartigianato Edilizia insieme ad altre associazioni di categoria, l’iniziativa rappresenta la protesta forte e unitaria dell’intero settore finalizzata a portare all’attenzione di Governo e Parlamento gli effetti dello split payment, meccanismo che incide sulla liquidità delle imprese già fortemente pregiudicata dal fenomeno dei ritardati pagamenti della PA.

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La scissione dei pagamenti è stata introdotta con la Legge di stabilità 2015 e prevede che, per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate dalle imprese nei confronti di enti pubblici, le Pubbliche amministrazioni versino l’Iva direttamente all’Erario. In questo modo, gli imprenditori fornitori di beni e servizi alla Pa si troveranno in una posizione creditoria. In sostanza l’impresa continuerà a pagare l’iva ai propri fornitori, ma senza incassarla in quanto dovrà essere versata all’erario dal committente pubblico, determinando così per l’azienda una minore disponibilità di liquidità.

Anche Rete Imprese Italia si è subito mobilitata chiedendo a Governo e Parlamento un intervento immediato per abrogare lo split payment a partire da marzo, quando sarà obbligatoria la fatturazione elettronica per tutte le operazioni con la P.A., e per escludere l’applicazione del reverse charge nei casi di fatturazione elettronica tra imprese.

Infatti sempre dal 1° gennaio 2015, per effetto della legge di Stabilità, si amplia l’ambito di applicazione del meccanismo del reverse charge a nuovi settori di attività, tra cui anche al comparto edile (prestazioni di demolizione, installazioni di impianti e completamento di edifici). Tale sistema di inversione contabile, in pratica, derogando alla disciplina generale sull’Iva, trasferisce gli obblighi di assolvimento dell’imposta dal cedente all’acquirente. Fino allo scorso dicembre il reverse charge era impiegato solo nei subappalti del settore costruzioni e dal 1° gennaio viene esteso anche ai servizi di pulizia, installazione di impianti, demolizione e completamento di uffici.
I due meccanismi fanno aumentare in modo esponenziale i crediti Iva degli imprenditori e peggiorano la situazione finanziaria, già precaria, delle imprese che operano con la Pubblica Amministrazione o che lavorano nei settori dell’edilizia, dell’impiantistica, dei servizi di pulizia e della distribuzione organizzata.

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