Il 18 giugno all’Auditorium La Nuvola di Roma Confartigianato ha accolto i rappresentanti del Governo, della politica e delle istituzioni, oltre ai 1700 delegati arrivati da tutta Italia. Tra loro, il presidente di Confartigianato Imprese di Viterbo, Stefano Signori, il presidente dei giovani imprenditori di Confartigianato della Tuscia, Daniele Lampa, e il presidente del comitato Confartigianato di Soriano nel Cimino, Michael Del Moro. Tanti i temi affrontati dal presidente Giorgio Merletti, dal commento delle iniziative adottate in primo questo primo anno di governo gialloverde, positive sul fronte del fisco, del lavoro e degli investimenti, alle critiche per una situazione generale ancora incerta per la tenuta complessiva, soprattutto economico-finanziaria. “Sì agli investimenti, sì allo sviluppo del Paese, sì alle infrastrutture – ha detto senza indugi il presidente –. È investendo che si cresce. Lo sviluppo delle imprese è lo sviluppo del Paese, è questo che si deve fare. Se la spesa è improduttiva e fine a se stessa, aumenta il debito, aumenta lo spread e, di conseguenza, i problemi per tutta l’Italia, imprese e cittadini”. Dal palco dell’Assemblea 2019, Merletti ha lanciato una provocazione: “Quanto reddito da lavoro si potrebbe creare con i 5,6 miliardi di euro impegnati nel 2019 per il reddito di cittadinanza?”. Automatica l’ovazione di una platea composta da imprenditori che ogni giorno devono combattere contro un credito alle imprese che è sceso del’1,1%, contro un carico fiscale che ha raggiunto il 42,4% del pil e un cuneo fiscale importante, pari al 47,9%, 12 punti più della media OCSE. Numeri che l’Ufficio studi di Confartigianato ha fotografato per dare l’immagine di un Paese ancora in piena crisi economica, lontano da quello shock positivo annunciato dal Governo ad inizio mandato.
La prima risposta del Governo è arrivata dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che dal palco ha ricordato il contratto firmato con Confartigianato durante l’assemblea dell’anno scorso. “Era un contratto in sette punti che riguardava questioni molto specifiche, importanti per le imprese italiane. Il Sistri, i decreti Inail, ma anche tutto quello che riguarda la normativa sugli appalti, con le piccole e medie imprese che non riuscivano a toccare palla negli appalti. Bene, ci siamo messi al lavoro e abbiamo ottenuto risultati importanti. Sono d’accordo – ha aggiunto Di Maio – sul fatto che la visione deve essere globale, altrimenti qualsiasi intervento rischia di essere vanificato”.
Interventi per abbassare la pressione fiscale e per rilanciare il tessuto imprenditoriale del Paese Oltre a questi, il ministro Di Maio ha ricordato gli interventi per la tutela e la valorizzazione del made in Italy e gli investimenti in piccole e grandi infrastrutture. “Abbiamo introdotto una norma che tutela i marchi storici italiani - ha continuato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico –. Finalmente, se una di queste aziende va in crisi, prevediamo un sistema che consenta di tenere questo marchio storico presso il Ministero dello Sviluppo economico e gestirne la vendita tutelando il fatto che debba restare di proprietà italiana. Troppe aziende in questi anni, infatti, sono state acquistate da soggetti che non avevano cura del nostro made in Italy. Inoltre, abbiamo stanziato circa un miliardo di euro per i comuni piccoli e medi per opere pubbliche o per opere di sostenibilità energetica, soldi da spendere entro sei mesi per beneficiare di procedure semplificate, senza l’iter del codice appalti, delle linee guida e di tutto quello che ne deriva. Oggi, tutti i sindaci stanno investendo questi soldi”.La strada verso il rilancio dell’economia italiana è ancora lunga, però, c’è da abbattere la tassazione sul lavoro e la pressione fiscale generale. Una tesi confermata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Il primo e unico passo da compiere è il taglio delle tasse, fondamentale ci sia già nella prossima manovra economica e di questo stiamo discutendo con l’Unione europea, che penso abbia interesse ad un’Italia che cresce – ha sottolineato Salvini –. Se ripartono i piccoli, l’edilizia e la manifattura, riparte il Paese. Poi, c’è il taglio della burocrazia. Quindi, via tutte le leggi, i regolamenti, i revisori, i ricorsi e i controricorsi. Dobbiamo disegnare un’Italia con meno tasse e meno burocrazia, oltre a una riforma della scuola e della formazione professionale, parlo di una maggiore vicinanza tra mondo della scuola e mondo del lavoro, che torni a quella formazione che è stato il patrimonio delle nostre imprese e del nostro artigianato” ha poi concluso il ministro dell’Interno.
La prossima manovra economica sarà il banco di prova delle reali intenzioni del Governo. Dopo una prima serie di interventi a sostegno della povertà e dei cittadini travolti dalla crisi economica di questi anni, l’Italia ha bisogno di una scossa importante per rilanciare l’economia, le piccole e medie imprese e la fiducia di investitori e mercati esteri.