«Ora o mai più. Questo è il momento per sbloccare la liquidità alle imprese. Tagliando in un sol colpo i lacci della burocrazia. Ritardare gli interventi equivarrebbe a non fare». Così inizia l’intervista al Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti pubblicata oggi su Corriere.it, il portale del Corriere della sera. Per il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti il fattore tempo è cruciale in questa vicenda degli aiuti alle imprese fermate dal coronavirus. Di fatto mette il Paese di fronte alla necessità di concludere in una notte quello che non è stato in grado di fare in decenni. E cioè semplificare l’ingorgo di procedure e carte bollate che zavorra le piccole imprese.
Ecco il testo dell’intervista firmata da Rita Querzè.
Il governo sta per varare un decreto a sostegno dell’impresa. Il ministero dell’Economia parla addirittura di garanzie pubbliche per smobilitare 500 miliardi attraverso Fondo centrale di garanzia e Cdp. Non si tratta di poca cosa…
«Non dimentichiamo cosa stanno facendo la Francia e gli altri Paesi europei. D’altra parte che la strada sia quella di mettere a disposizione liquidità non lo diciamo noi ma l’ex presidente della Bce Mario Draghi. E poi non stiamo chiedendo soldi a fondo perduto ma un prestito a tassi molto bassi, vicini allo zero, rimborsabile in otto anni».
Quanto sarebbe necessario mobilitare?
«Consideriamo che le imprese staranno ferme tre mesi, serve l’equivalente del 25% del giro d’affari di un anno. Così le piccole potranno continuare a pagare i fornitori e a rispettare gli impegni presi anche se in cassa non entra nulla».
Il governo sta andando in questa direzione, dove è il problema?
«Ora il problema non c’è perché l’ultimo ostacolo è stato rimosso. L’Unione Europea permetterà che il 100% dei prestiti alle imprese siano garantiti dallo Stato. La commissaria Vestager ha appena dato l’annuncio. Si tratta di un’ottima notizia. Ora la parola chiave diventa “velocità”. Dovremmo prendere esempio da quello che stanno facendo gli Usa».
E cioè?
«La Small business administration americana, l’agenzia federale che si occupa di piccola impresa per tutti gli Stati americani, ha mobilitato 350 miliardi di dollari a favore delle piccole imprese. Le domande di capitale di emergenza potevano essere presentate a partire da questa settimana. I primi interventi sono disposti da oggi, 3 di aprile. Dal canto suo la Francia ha varato un provvedimento simile per il valore di 300 miliardi destinati a tutte le imprese, grandi e piccole».
C’è il rischio che le aziende blocchino i pagamenti ai fornitori anche quando avrebbero liquidità sufficiente per rispettare le scadenze?
«Questo non deve accadere. Noi stessi come Confartigianato abbiamo fatto appello al senso di responsabilità di tutti: ognuno paghi chi deve pagare. Altrimenti si innescherebbe un effetto domino che dobbiamo evitare».
Con le altre rappresentanze delle imprese avete firmato con Abi la nuova moratoria per i mutui in essere. Sta funzionando?
«Abbiamo appena definito il modulo per la domanda con le banche. Che dà diritto sospensione rate di mutuo. Ci abbiamo messo più tempo del previsto. Il problema è che ora non ci possiamo permettere questi ritardi».
In passato ci volevano otto mesi prima che i fondi della cassa in deroga arrivassero ai lavoratori. I tempi sono stati accelerati?
« La ripartizione dei fondi alle Regioni è già avvenuta».
Secondo l’associazione dei consulenti del lavoro sono 10 le regioni che non consentono ancora di presentare le domande di Cassa Integrazione in Deroga.
«C’è un regionalismo che fa competizione in peggio. Per fortuna gli artigiani possono contare sul Fondo di solidarietà bilaterale di categoria. Inoltre abbiamo firmato con Abi e con il ministero del Lavoro un accordo per l’anticipo fino a 1.400 per ogni lavoratore per evitare che i tempi lunghi di lavorazione della pratica blocchino i fondi. Credo che il nostro fondo erogherà prima dell’Inps».
Quante le domande di casa in deroga presentate?
«Circa 400 mila su un milione e 100 mila lavoratori».
C’è il rischio che i soldi vadano anche a chi non ha bisogno?
«Non credo. Le domande sono tante perché vengono presentate in via cautelativa. Il numero di chi utilizzerà davvero la cassa in deroga sarà di molto inferiore. L’importante è che il governo con i prossimi decreti proroghi la cassa con causale Covid-19 oltre le 9 settimane oggi garantite».