Un momento di raccoglimento e preghiera per celebrare San Giuseppe, patrono della chiesa universale e protettore dei lavoratori e degli artigiani. Una chiesa dei Santi Valentino e Ilario gremita di persone, sempre nel rispetto delle distanze, è stata la risposta migliore alla chiamata di Confartigianato Viterbo, che grazie all’insostituibile collaborazione con il parroco don Emanuele Germani, ieri sera ha voluto ricordare con una cerimonia solenne la figura di San Giuseppe artigiano, padre di Gesù, emblema di virtù e resilienza, esempio a cui fare riferimento in un periodo così difficile delle nostre vite.
Insieme ai vertici di Confartigianato Viterbo, Ancos Confartigianato e Anap Confartigianato Persone, oltre ai tanti amici artigiani che hanno voluto esserci nonostante le difficoltà del momento, alla celebrazione hanno partecipato le autorità cittadine: il sindaco di Viterbo, Giovanni Maria Arena; il viceprefetto Fabio Malerba; la consigliera Lina Delle Monache, in rappresentanza del presidente della Provincia Pietro Nocchi.
“Un doveroso grazie a don Emanuele, al sindaco, al viceprefetto, alla rappresentante della Provincia, perché insieme abbiamo dato un segnale di vicinanza e di speranza ai tanti che vivono momenti duri – dice Michael Del Moro, presidente di Confartigianato Imprese di Viterbo -. Affidiamoci a San Giuseppe, anche lui un artigiano che andava avanti con fatica, impegno e sacrificio, per affrontare le sfide di questa epoca difficile”.
“Abbiamo pensato che in occasione del 19 marzo, proprio nella ricorrenza dei 150 anni dalla proclamazione di San Giuseppe a patrono della chiesa universale – commenta Andrea De Simone, segretario provinciale di Confartigianato Imprese di Viterbo – fosse bello dare un segnale di vicinanza a tutti i lavoratori, e in particolar modo agli artigiani, che soffrono della crisi legata alla pandemia ma che ogni giorno trovano la forza di andare avanti e di continuare il loro impegno”.
Nel celebrare la figura di San Giuseppe, che incarna le virtù umiltà, saggezza e giustizia, don Emanuele ha ricordato le parole di Papa Francesco sulla paternità. “Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui – scrive Francesco -. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti. La paternità che rinuncia alla tentazione di vivere la vita dei figli spalanca sempre spazi all’inedito. Ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà”.
“San Giuseppe è un santo moderno: ha accettato il suo destino facendo da sposo a Maria e da padre a Gesù – ha detto durante l’omelia don Germani -. È stato sempre presente eri nei momenti più importanti della vita di Gesù. Nell’annunciazione, nel Natale, nella presentazione al tempio, nella fuga in Egitto. Come tanti artigiani, San Giuseppe non parla mai, è il santo del silenzio: c’è ma non dice una parola. Però incarna tante virtù: umiltà, saggezza, giustizia”.
“San Giuseppe era un falegname, conosceva il valore del sacrificio e del lavoro e li ha insegnato a Gesù, era uomo che ha lavorato onestamente per garantire sostentamento alla sua famiglia – conclude don Emanuele -. In questo tempo in cui il lavoro è diventato una urgente questione sociale, con la disoccupazione a livelli impressionanti, è necessario comprendere il significato di lavoro come elementi di dignità della vita dell’uomo. Il lavoro realizza ognuno di noi e dà un senso alla vita delle famiglie. Preghiamo San Giuseppe affinché attraverso il lavoro tutti possano recuperare la propria dignità di essere umano”.