“L’Italia è in mano a dei dilettanti allo sbaraglio, che non solo non hanno idea di come affrontare seriamente l’emergenza dettata dalla diffusione del coronavirus, ma non hanno neanche un minimo di senso di responsabilità per evitare che si generi il panico”. Sono parole dure quelle del segretario provinciale di Confartigianato Imprese di Viterbo, Andrea De Simone, di fronte all’evidente mancanza di una leadership forte che si preoccupi di prendere decisioni chiare e ferme per guidare il Paese in questo momento difficile.
“Siamo alla commedia dell’assurdo – continua De Simone -. Prima il premier Conte e i suoi ministri ci hanno descritto, davanti ai primi casi di contagio in Italia, scenari apocalittici, mandando in fumo in poche ore un paio di punti percentuali di pil. Poi, quando ormai era chiara la diffusione pandemica del Covid-19, ci hanno invece invitato a comportamenti normali con un minimo di accortezza in più. E mentre la priorità sembrano le partite di calcio, ad oggi non esistono ancora reali misure commisurate alla gravità della situazione. E’ pomeriggio inoltrato e, dopo il ridicolo siparietto dell’ora di pranzo col ministro Azzolina che smentiva le decisioni annunciate dalla Presidenza del Consiglio, ancora non è dato sapere se da domani saranno chiuse o meno le scuole di ogni ordine e grado, con genitori sull’orlo di una crisi di nervi e supermercati presi d’assalto da avventori che si preparano alla quarantena”.
“Non che la nostra economia navigasse a gonfie vele anche prima, ma in dieci giorni questo Esecutivo incapace di prendere decisioni ha messo in ginocchio interi comparti produttivi – continua -. Nel solo Nord Italia, come svelano i dati raccolti da Confartigianato, l’emergenza coronavirus ha colpito l’attività del 70% degli artigiani e delle micro e piccole imprese. Se l’allarme persisterà, visto che non abbiamo ancora raggiunto il piccolo della pandemia, gli imprenditori prevedono cali del 25% del fatturato di marzo, con una flessione del 30% in Lombardia. Ora che il virus sta raggiungendo tutto il Paese, anche nel nostro territorio si iniziano a registrare impressionanti cali di fatturato di attività che campano del proprio lavoro: ristoranti e pizzerie sono vuoti, le disdette nel settore turistico sono vicine al 90%, artigiani e pmi sono in sofferenza per la mancanza di materie prime e per il blocco delle commesse. Per non parlare dei trasporti, dove la situazione si sta facendo più che complicata”.
“A pagare il prezzo di questa inadeguatezza gestionale sono come sempre le migliaia di partite iva che finora hanno sorretto l’Italia – attacca ancora De Simone -. Le imprese non hanno ammortizzatori sociali, non hanno sussidi, e non possiamo non renderci conto che il contagio che ammorba la nostra economia rischia di produrre più effetti negativi dell’influenza. Con fermezza a capacità di lavorare nell’interesse comune il premier Conte e i suoi ministri si devono adoperare alla svelta per varare con urgenza misure straordinarie non solo per le zone rosse e gialle, sostenendo le imprese e il servizio sanitario, oggi retto solo dall’abnegazione e dalla buona volontà di medici, ricercatori e infermieri eroi che non si muovono dalla prima linea ma a cui mancano persino le mascherine. Sono loro il volto più rassicurante di questo Paese lasciato allo sbando da chi ci governa, e a loro va il nostro più sentito ringraziamento”.
“Il presidente della Regione Nicola Zingaretti, che non ha tempo di partecipare al vertice sull’emergenza ma lo trova per prendere l’aperitivo ai Navigli, dovrebbe ricordarsi che è il governatore di una regione, il nostro Lazio, in cui negli ultimi dieci anni hanno chiuso sedici ospedali – conclude il segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo -, alcuni dei quali anche nella Tuscia. Con le conseguenza che tutti sappiamo. E’ ora che chi di dovere lo trovi il tempo per varare misure straordinarie che garantiscano il contenimento della diffusione del virus, che potenzino la sanità, che prevedano un piano di rilancio di lungo periodo per far ripartire l’economia e che, in situazioni gravi come quella attuale, evitino di dover far fronte alle emergenze con modalità sempre diverse e con strumenti normativi eterogenei che creano caos e incertezza”.