Dall’istruzione scolastica alla formazione professionale fino agli interventi per la creazione di nuove imprese e il ricambio generazionale in azienda, c’è proprio tanto da fare e da cambiare in Italia: ne sono convinti i Giovani Imprenditori di Confartigianato riuniti oggi a Roma alla loro convention annuale dal titolo “Imprese di valore per l’economia del futuro”. I lavori sono stati aperti dal presidente di Confartigianato Giorgio Merletti e da Rosa Gentile, delegata ai Movimenti Donne Impresa e Giovani Imprenditori.
Il titolo della convention è tutto un programma perché le nuove leve dell’artigianato e delle piccole imprese sono pronte a sfoderare talento, competenze ed innovazione per raccogliere le sfide di un’economia globalizzata e rivoluzionata dalle tecnologie digitali. Ma il contesto non aiuta i giovani imprenditori. A cominciare dalla scuola che è ancora distante dal mondo del lavoro e delle imprese, come hanno dimostrato i dati del rapporto presentato da Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio studi della Confederazione.
Damiano Pietri, presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, ha sottolineato che “i piccoli imprenditori puntano sempre di più sull’innovazione: in un anno – ha detto citando il rapporto dell’Ufficio studi – i nostri investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati del 28,9%. Ma molti progetti rischiano di bloccarsi per carenza di personale qualificato. Siamo al paradosso, con un tasso di disoccupazione dei giovani under 30 al 23,9%, non riusciamo a reperire giovani da inserire in azienda. Bisogna risolvere il corto circuito di due mondi che non si incontrano: da una parte aziende pronte ad assumere, dall’altra giovani in cerca di lavoro e pronti ad emigrare per trovare un’occupazione. In mezzo la scuola e un sistema formativo che non riesce ad orientare e preparare i ragazzi alle nuove sfide del mercato del lavoro e a al grande salto nel futuro dell’economia”.
Un allarme al quale ha risposto il viceministro all’Istruzione, Università e Ricerca, Anna Ascani, intervistata dal giornalista Nicola Porro, che ha condotto i lavori della Convention. “La distanza fra mondo della scuola e mondo delle imprese – ha detto il vice ministro – si colma introducendo a scuola un po’ di ‘educazione finanziaria’, ovvero educazione all’imprenditoria, cioè bisogna allargare l’idea che il lavoro, in questa fase del nostro sviluppo al livello mondiale, si crea prima ancora che cercarlo”. Il gap scuola-lavoro, secondo Ascani può essere ridotto “sicuramente anche con una migliore alternanza scuola-lavoro, cioè con percorsi che, dopo esser stati indeboliti dal precedente Governo, ridiano dignità al rapporto fra mondo della scuola e mondo del lavoro”. La Viceministro del Miur ha quindi ribadito che vanno ripristinate le 400 ore di alternanza scuola lavoro, almeno negli istituti tecnici e professionali, che sono state dimezzate dal precedente Governo e serve maggiore contatto tra la scuola e le Associazioni di rappresentanza delle imprese per far conoscere le loro esigenze”.
Sulla necessità di rafforzare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro e delle imprese si sono detti tutti d’accordo i partecipanti alla tavola rotonda “Scuola e Impresa: un’alleanza strategica per il futuro del Paese”: da Valentina Aprea, componente della Commissione Cultura della Camera ed esponente di Forza Italia, a Giorgia Latini, Vice Presidente della Commissione Cultura della Camera ed esponente della Lega, dal Professor Giuseppe Bertagna dell’Università degli studi di Bergamo a Gabriele Toccafondi, anch’egli membro della Commissione Cultura della Camera e rappresentante di Italia Viva.
Insieme a nuove politiche formative, dalla convention è arrivata la sollecitazione a interventi di politica economica capaci di sostenere la competitività delle piccole imprese, di accompagnare la creazione di aziende e il passaggio generazionale. Immediato e inevitabile il richiamo alle misure della Legge di bilancio all’esame del Parlamento. Ne hanno discusso alla tavola rotonda “Le imprese di valore per l’economia del futuro: le sfide in campo” il segretario generale di Confartigianato Cesare Fumagalli insieme con gli onorevoli Mattia Fantinati, componente della Commissione Attività Produttive della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Massimo Garavaglia, componente della Commissione Bilancio della Camera ed esponente della Lega, Mattia Mor, anch’egli alla Commissione Attività Produttive della Camera e rappresentante di Italia Viva, Paolo Trancassini, membro della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera ed esponente di Fratelli d’Italia. Fumagalli ha ribadito il giudizio critico sulla manovra economica, condizionata dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguarda e “svuotata” di 3,6 miliardi destinati alla riduzione della pressione fiscale sulle piccole imprese. Anche da questa tavola rotonda, pur da posizioni politiche e con ‘ricette’ diverse, è emersa unanime la convinzione che le piccole imprese vanno sostenute negli sforzi per innovare e cogliere le sfide della globalizzazione. Fumagalli lo ha sottolineato con forza: “Le piccole imprese praticano l’innovazione, usano le tecnologie digitali per fare meglio ciò che fanno da secoli. Competenze, talento, innovazione sono valori squisitamente nostri e chi guida il Paese deve essere dalla nostra parte per aiutarci a difenderli e continuare a portarli con successo nel mondo”.