Venerdì scorso a Milano l’Istat ha lanciato il primo Censimento permanente delle imprese. L’obiettivo della rilevazione è quello di aggiornare il quadro sulla struttura e sulla competitività delle imprese, con informazioni desunte dall’integrazione fra i registri statistici e le indagini economiche correnti, cui si aggiungono nuove rilevazioni dirette mirate ad esaminare alcune caratteristiche delle imprese: la proprietà e la gestione, le risorse umane, il mercato e le relazioni tra imprese, la tecnologia, la finanza, l’internazionalizzazione produttiva, la sostenibilità ambientale e la sicurezza. La rilevazione è svolta per la prima volta con cadenza triennale, non più decennale. Il campione coinvolto, che cambia ogni tre anni, è di circa 280.000 imprese con 3 o più addetti e la rilevazione si chiude il 16 settembre 2019.
Nel corso dell’evento di presentazione è stato presentato il punto di vista delle imprese nell’intervento per RETE Imprese Italia di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese. In particolare il mondo delle imprese valuta positivamente alcune caratteristiche del censimento permanente, quale la maggiore frequenza delle informazioni, la riduzione dei costi della rilevazione – auspicabilmente da reinvestire in innovazione -, l’indagine sul segmento delle micro imprese tra 3 e 10 addetti, frequentemente escluse dalle indagini statistiche dai regolamenti comunitari.
L’aspetto più rilevante è certamente rappresentato dall’integrazione con dati provenienti dai registri statistici, da cui deriva un’auspicata riduzione del peso burocratico per le imprese: secondo i dati di Eurobarometro l’84% degli imprenditori in Italia ritiene che la complessità delle procedure amministrative sia un problema nell’attività dell’azienda, oltre venti punti superiore al 60% della media Ue. Le integrazioni dei dati provenienti dalle diverse fonti amministrative, in una prospettiva di big data, potrebbero offrire sviluppi fortemente innovativi. Un caso è certamente rappresentato dalla fatturazione elettronica, obbligatoria da inizio anno per tutte le transazioni tra imprese e che ha costituito, nella fase iniziale, un aggravio burocratico per le piccole imprese. L’abbinamento tra dati strutturali e quelli inviati alla piattaforma di fatturazione elettronica potrebbe mettere a disposizione nuove matrici intersettoriali che svelerebbero la composizione delle filiere produttive, misurare l’intensità delle relazioni tra imprese nei distretti, individuare nuovi sistemi territoriali di impresa basati sull’interdipendenza economica delle unità produttive, conferendo alla ricerca economica italiana una posizione di leadership in Europa: l’Italia, infatti, è l’unico tra i maggiori Paesi dell’Unione che prevede l’obbligo di fatturazione elettronica estesa a tutte le transazioni tra imprese.