STUDI – La demografia di impresa migliora a maggio, ma il calo di nuove imprese è più ampio nelle province maggiormente colpite da Covid-19

Nell’Economic Outlook dell’Ocse pubblicato mercoledì scorso si indica per quest’anno una caduta del PIL italiano dell’11,3%, peggiorando di 3 punti la previsione dell’Istat dell’8 giugno e di 2,3 punti quelle della Banca d’Italia di fine maggio. Il report dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico delinea un secondo scenario, più severo, con un ritorno del contagio, nel quale il PIL crollerebbe del 14%: un secondo lockdown peserebbe 2,7 punti di PIL per quest’anno, valutazioni in linea con quelle elaborate nell’ultimo Documento di economia e finanza pubblicato dal Mef a fine aprile.

La recessione in corso influenza la demografia di impresa, ma l’analisi degli ultimi dati relativia a maggio 2020 evidenzia un segnale di attenuazione rispetto al trend di marzo e aprile, i due mesi del lockdown. A maggio lo stock delle imprese attive scende dello 0,2% su base tendenziale migliorando rispetto al -0,3% osservato sia a marzo che ad aprile scorsi. Anche i flussi di nati-mortalità delle imprese totali – attive e non attive – evidenziano l’attutirsi degli effetti della crisi Covid-19: a marzo 2020 le iscrizioni scendono del 31,1% rispetto marzo 2019, ad aprile il calo arriva al -61,5% ma a maggio si riduce attestandosi sul -37,7%: nel complesso del trimestre in esame la riduzione è del 42,8%.

Trend delle iscrizioni di impresa per territorio – L’analisi territoriale evidenzia che in Lombardia, la regione più colpita da Covid-19, si registra più ampio il calo delle iscrizioni che arriva al -52,3%; le iscrizioni si dimezzano anche nelle Marche (-51,5%) e cali di poco inferiori si rilevano per Toscana (-47,6%) ed Emilia-Romagna (-47,2%). All’opposto le riduzioni meno ampie si osservano in quattro regioni del Mezzogiorno (Molise, Campania, Sicilia e Basilicata). In chiave provinciale le riduzioni più intense delle iscrizioni d’impresa si registrano a Bergamo (-60,0%), Prato (-59,5%), Piacenza (-59,4%), Fermo (-58,0%) e Alessandria (-57,1%).

Prendendo a riferimento la classificazione delle provincie per grado di diffusione dell’epidemia Covid-19 elaborata dall’Istat e dall’Istituto Superiore di Sanità si evidenzia una correlazione con la dinamica delle iscrizioni nel trimestre marzo-maggio 2020 che si dimezzano, infatti, (-52,9%) nelle dieci province più colpite – territori che registrano incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020 rispetto al marzo 2015-2019 a tre cifre: Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Parma, Pavia, Pesaro e Urbino e Piacenza -, diminuiscono del 46,4% in quelle ad alta diffusione di Covid-19, del 43,8% nelle province a media diffusione e del 37,4% nelle province dove la diffusione è stata minore.

Anche le cessazioni d’impresa – comprese quelle d’ufficio – si riducono: a marzo 2020 diminuiscono dell’11,7% rispetto un anno fa, ad aprile 2020 scendono del 44,7% ed a maggio 2020 scendono del 48,7%; nel complesso del trimestre in esame la flessione è del 33,7%, dinamica meno intensa rispetto a quella vista per le nuove imprese.

Gli effetti della crisi in corso sul saldo demografico (che nei dati mensili includono anche le eventuali cessazioni d’ufficio) sono significativi ma concentrati nel bimestre marzo-aprile del 2020: a marzo  il saldo è negativo per 41 unità a fronte del +8.299 di un anno prima, si amplia a -1.605 ad aprile a fronte del +6.994 di un anno prima ma a maggio torna in positivo, con un +7.435, valore di poco inferiore rispetto al +7.478 di un anno prima. Le evidenze di maggio non riescono però a neutralizzare l’impatto che l’epidemia ha avuto sui primi due mesi del trimestre marzo-maggio del 2020: la nati-mortalità di impresa indica, infatti, un saldo positivo di 5.789 imprese nel trimestre, pari ad un quarto del contributo positivo di 22.771 imprese registrato nello stesso periodo del 2019 e pari ad un quinto del saldo medio di +29.723 unità osservato nei precedenti dieci anni.