Il Dl Energia bis contiene un apprezzabile e condivisibile impegno a sostenere le fonti rinnovabili come soluzione per combattere il cambiamento climatico e per sottrarsi alla dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali di importazione. Tuttavia permane un approccio sbilanciato che privilegia le grandi imprese energivore e penalizza le Pmi.
Questo il giudizio espresso il 19 dicembre, in audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera, dai rappresentanti di Confartigianato e Cna sulla conversione in legge del Dl 181/2023.
In particolare, Confartigianato e Cna considerano iniqua l’attribuzione agli oneri generali di sistema pagati in bolletta dalle piccole imprese e dalle famiglie dei costi per sostenere la produzione di energia rinnovabile delle grandi imprese energivore e la loro agevolazione. In questo modo – sottolineano – nel 2024 si rischia un impatto di 970 milioni di euro a carico delle Pmi e di 650 milioni per i clienti domestici.
Secondo le due Confederazioni, la transizione energetica è un obiettivo di tutto il Paese e va perseguito secondo regole di proporzionalità nella partecipazione della collettività ai costi e agli investimenti richiesti dalle politiche pubbliche.
Inoltre, per quanto riguarda l’istituzione di un fondo per i programmi di decarbonizzazione delle regioni il cui finanziamento viene posto a carico dei titolari di impianti rinnovabili di potenza superiore ai 20 kW, le Confederazioni chiedono una modifica per salvaguardare i piccoli impianti in coerenza con quanto previsto dal Pnrr a sostegno della diffusione dell’autoproduzione tra le piccole imprese.