CORONAVIRUS – De Simone: “La confusione tra decreti e ordinanze complica la situazione delle imprese già esasperate”

“Le imprese sono già esasperate, come tutti quanti noi, da una contingenza che non ha precedenti e che è difficilissima da gestire ad ogni livello. Se poi ci mettiamo che tra Governo e Regioni si emana un decreto con disposizioni diverse ogni 24 ore, la situazione si fa esplosiva”. Il segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo, Andrea De Simone, interviene dopo la pubblicazione nella tarda serata di ieri dell’ordinanza regionale che cambia gli orari di apertura degli esercizi commerciali, in vigore da oggi per il contrasto alla diffusione del coronavirus.

 

“Solo stamattina abbiamo avuto disponibile il testo del decreto CuraItalia, pubblicato in Gazzetta stanotte, ma ancora non sono chiare le modalità di attuazione di buona parte degli aiuti in esso previsti – spiega -. Nel frattempo ieri sera alle 22, con applicazione a partire dalla mezzanotte di oggi, 18 marzo, una nuova ordinanza della Regione Lazio ha cambiato l’orario di apertura anche degli esercizi commerciali indicati nell’allegato 1 del DPCM 11 marzo 2020. E’ chiaro che in un contesto già difficile come quello legato alla diffusione del Covid-19, coi decreti notturni si genera una confusione incredibile. Per fare un esempio, rispetto ad alcune delle domande ricorrenti presentate oggi ai nostri uffici dai clienti, chiarisco che anche edicolanti e tabaccai devono osservare l’orario di apertura 8,30-19, mentre attività artigiane come i forni non sono sottoposte al nuovo obbligo. Ma così, con le disposizioni che cambiano di giorno in giorno e di ora in ora, le imprese, specie quelle più piccole, sono gravate di ulteriori preoccupazioni”.

 

“Non discutiamo la ratio dei provvedimenti – chiarisce De Simone -, alla cui base c’è certamente l’intento di salvaguardare la salute pubblica, che è il primo interesse di tutti. Prima riusciamo a fermare l’epidemia, prima si torna alla normalità. Le misure del CuraItalia sono certamente utili, ma non del tutto sufficienti a sostenere il mondo dell’impresa: andava già previsto, a nostro avviso, un rinvio delle scadenza anche del prossimo 16 aprile, perché è chiaro che tante pmi fra un mese avranno ancora più difficoltà a far loro fronte. Finita l’emergenza Covid-19, speriamo quanto prima, avremo però un’emergenza piccola e media impresa. Vale a dire il cuore produttivo ed economico del Paese, perché le pmi sono il 98% delle attività imprenditoriali italiane. E sono già in crisi d’ossigeno”.

 

“Servono compattezza e coordinamento, specie nell’emanazione delle disposizioni urgenti da parte di Governo e singole Regioni – aggiunge -. Serve rapidità, perché se ci mettiamo tre giorni a pubblicare un decreto, senza spiegarne le modalità di attuazione, fra un mese non ci saranno più aziende da sostenere e sarà stato uno sforzo vano. Serve semplificazione, perché la burocrazia è nemica delle agevolazioni. Gli artigiani e il mondo delle partite IVA sono abituati a resistere, ma non è accettabile aggiungere l’esasperazione alle già motivate preoccupazioni di chi combatte contemporaneamente la lotta sia contro il virus sia per la sopravvivenza della propria impresa”.

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