STUDI CONFARTIGIANATO – Maggiore tenuta nei Servizi (-0,3%), primo settore per occupati. Milano e Bolzano con il ‘segno più’. Nel 56,2% dei territori si registra un miglioramento. Nell’anno sono nate 319 imprese artigiane al giorno.
Al 31 dicembre 2016 le imprese artigiane registrate sono 1.342.389 con una dinamica demografica nell’anno data da 82.995 iscritte, pari ad un tasso di iscrizione del 6,1% e 98.806 cessate non d’ufficio, pari ad un tasso di cessazione del 7,3%. La nati-mortalità di impresa determina un saldo negativo di 15.811 unità, equivalente ad un tasso di variazione del -1,2%, – dato dal rapporto percentuale tra la differenza tra iscritte e cessate non d’ufficio nell’anno e le registrate ad inizio del 2016 – in leggero miglioramento rispetto al -1,4% dell’anno precedente e rappresentando la dinamica migliore dell’ultimo quinquennio.
Pur in un contesto ancora selettivo va sottolineato l’apporto delle nuove imprese alla crescita dell’occupazione. Tenuto conto delle 260 giornate all’anno in cui è possibile registrare un’impresa, nel corso del 2016 sono nate 319 imprese artigiane al giorno. Alcune evidenze della demografia di impresa richiamano il principio darwiniano di evoluzione, secondo il quale organismi di una stessa specie si evolvono nel tempo attraverso il processo di selezione naturale: in analogia le nuove imprese che superano la dura selezione dei primi anni di vita si irrobustiscono e forniscono un impulso decisivo all’occupazione. L’analisi di recenti dati dell’Istat evidenzia che il 50% delle imprese nate del 2010 sopravvive dopo quattro anni, ma il loro contributo alla crescita dell’occupazione è decisivo: le imprese sopravviventi al 2014 contavano 193.541 addetti nel 2010 e dopo quattro anni ne contano 341.375, con un incremento di 147.834 unità, pari al 76,4%, con una accentuazione (+100,6%) proprio nel settore manifatturiero, maggiormente esposto alla concorrenza internazionale.
La dinamica delle imprese artigiane conferma la nostra recente analisi di dieci indicatori chiave dell’artigianato che delinea un quadro ancora incerta e debole. L’analisi dei dati settoriali mostra come il calo complessivo dell’1,2% delle imprese artigiane sia determinato prevalentemente dalla dinamica negativa delle imprese delle Costruzioni (-1,8%) e di quella del Manifatturiero (-1,5%); nei Servizi – comparto che è diventato il primo per quota di addetti dell’artigianato – si osserva invece una sostanziale tenuta (-0,3%).
La dinamica per territorio. Nel dettaglio regionale, tutte i territori presentano una dinamica negativa, ma in dieci regioni si registra un miglioramento rispetto al calo osservato nel 2015. Flessioni meno intense ed inferiori al punto percentuale si rilevano per Trentino-Alto Adige con un tasso di variazione del -0,2%, Lombardia con il -0,7%, Calabria con il -0,8% e Liguria con il -0,8%. All’opposto tassi di variazione superiori alla media si osservano per Abruzzo (-2,1%), Marche (-2,0%), Molise (-1,9%) e Umbria (-1,8%).
Anche a livello provinciale è diffusa la selezione dell’artigianato, ma nel 56,2% delle province (59) si osserva una attenuazione della flessione registrata nel 2015 (era 52,4% un anno prima).
In controtendenza, con un tasso di variazione positivo, Milano che registra una crescita dell’artigianato del +0,4% e Provincia Autonoma di Bolzano con il +0,2% mentre a Imperia l’artigianato è stabile. Le diminuzioni meno accentuate a Grosseto con il -0,1%, Trieste con il -0,2%, Matera, Reggio Calabria e Vibo Valentia tutte con il -0,3%, Caltanissetta e Prato entrambe con il -0,5%. Di contro le diminuzioni più ampie si osservano a Chieti con il -2,9%, Ascoli Piceno con il -2,8%, Rieti, Isernia e Caserta tutte con il -2,6% e Rovigo con il -2,5%.