Da inizio anno sono in vigore le nuove norme sui salvataggi bancari. La normativa sul bail-in – o salvataggio interno – si basa su un nuovo principio secondo il quale il costo dell’eventuale crisi bancaria deve essere sostenuto principalmente all’interno della banca stessa. Gli strumenti finanziari emessi della banca interessati dal bail-insono, secondo una successione data dal grado di rischio: azioni e altri strumenti finanziari assimilati al capitale come le azioni di risparmio e le obbligazioni convertibili, i titoli subordinati senza garanzia, i crediti non garantiti (come le obbligazioni bancarie non garantite) e infine i depositi superiori ai 100.000 euro delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese che, per la parte eccedente ai 100.000 euro, vengono coinvolti solo se il contributo richiesto agli strumenti più rischiosi non fosse sufficiente al risanamento della banca.
A ottobre 2015 le imprese detengono depositi per 284.431 milioni, di cui 234.778 milioni, pari all’82,5%, relativi a società non finanziarie e 49.653 milioni, pari al 17,5%, relativi a famiglie produttrici; nell’ultimo anno si registra un incremento dei depositi delle imprese del 9,7% e, nel dettaglio, crescono del 10,2% i depositi delle le società non finanziarie e del 7,4% quelli delle famiglie produttrici. Relativamente alla sole società non finanziarie a metà 2015 i depositi rappresentano il 18,5% dell’attivo finanziario e i depositi presso Istituzioni finanziarie monetarie residenti rappresentano l’81,9% dei depositi, a cui si somma l’1,3% di depositi presso altri soggetti e il 16,8% di depositi all’estero.
La norma supera l’intervento dello Stato nelle banche in crisi. Durante la crisi finanziaria, tra il 2008 e il 2014, il costo fiscale netto – dato dagli interventi dei Governi al netto delle somme recuperate – ammonta a 473,4 miliardi di euro – risultato di sostegno per 805,7 miliardi e rimborsi 332,4 miliardi si concentra per quasi la metà inGermania (233,3 miliardi, pari al 49,2% del totale Eurozona e all’8,0% del Pil tedesco); seguono l’Irlanda con 58,8 miliardi, pari a 12,4% del totale e al 31,1% del Pil, Spagna con 52,1 miliardi pari all’11,0% del totale e al 5,0% del Pil, Grecia con 39,2 miliardi pari all’8,3% del totale e al 22,1% del Pil, Olanda con 31,8 miliardi pari a 6,7% del totale e al 4,8% del Pil mentre non si registra alcun impatto sul bilancio pubblico in Francia e Italia (dove addirittura il saldo è a favore del bilancio pubblico per 1,6 miliardi di euro).