A maggio 2023 le importazioni di energia – carbone, petrolio greggio e raffinato, gas ed energia elettrica – scendono a 6,4 miliardi di euro. Su base annua le dimensioni dell’import di energia rimangono rilevanti, assommando 127,6 miliardi di euro, il 33,6% in più di un anno prima. Sulla variazione del valore annuo si combina il calo dell’1,8% dei volumi importati e l’aumento del 36,0% dei prezzi di acquisto espressi dai valori medi unitari, che comunque a maggio segnano una flessione del 37,7% rispetto quelli di maggio 2022.
Anche la bolletta energetica si ridimensiona: a maggio 2023 è di 4,8 miliardi di euro, in calo del 41,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, toccando un livello che non si riscontrava da settembre 2021. Il saldo import-export annualizzato a maggio 2023 rimane ampio, pari a 100,6 miliardi di euro, superiore del 34,7% rispetto ad un anno prima, in discesa dal massimo di 111,4 miliardi di gennaio 2023. In rapporto al PIL, a maggio 2023 la bolletta è scesa al 5,2%, inferiore al massimo del 5,8% di fine 2022, seppur rimanendo ancora distante dai minimi di inizio 2021 (1,3%). Nello scenario base delineato nell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia, nel corso dell’anno si osserverebbe una riduzione del deficit energetico di 2,2 punti di PIL.
Secondo il presidente di Confartigianato Marco Granelli “nonostante il calo della bolletta energetica, rimane alta l’attenzione sui costi sostenuti dalle micro e piccole imprese. Ribadiamo l’urgenza di una riforma strutturale del finanziamento degli oneri generali del sistema elettrico che li rimuova dalle bollette elettriche per evitare che il finanziamento delle energie rinnovabili – e adesso dell’autoconsumo – ricada sulle piccole imprese”.
La determinante del gas naturale – Nel 2022 l’import di gas rappresentava il 29,7% degli acquisti di energia, mentre ha determinato oltre la metà (59,2%) dell’aumento della bolletta negli ultimi dodici mesi. Nell’ultimo anno l’aumento del 57,8% dell’import di gas naturale è trainato dal più che raddoppiato (+149,3%) valore dell’import di GNL, a fronte dell’aumento del 42,4% della commodity in stato gassoso.
I prezzi all’importazione – Il sentiero di rientro del deficit energetico è tracciato dalla riduzione dei prezzi dei beni energetici importati, dopo i massimi toccati nel corso del 2022. A maggio 2023 in Italia i prezzi delle importazioni di energia scendono del 39,6% su base annua, una tendenza in linea con la media Eurozona (-34,3%). Nel dettaglio il prezzo del gas importato scende del 60,5% mentre quello del petrolio greggio cala del 24,1%. Si conferma per l’Italia una minore severità della crisi energetica sul fronte dei costi di acquisto dall’estero: nella media degli ultimi dodici mesi a maggio 2023 i prezzi dei beni energetici importati sono del 57,3% superiori alla media del 2021, un divario che sale all’80,6% nell’Eurozona, per arrivare all’82,6% in Francia e al 95,2% in Germania.
Come cambia la geopolitica dell’import di energia nel 2023 – Nel primo quadrimestre del 2023 l’Algeria si conferma il primo fornitore di energia dell’Italia con una quota del 15,7%, 7,3 punti in più dell’8,4% del corrispondente quadrimestre del 2022. Seguono l’Azerbaijan con una quota del 13,8%, la Libia con il 6,9%, gli Stati Uniti con il 6,4%, l’Arabia Saudita con il 5,4%, la Norvegia con il 5,3%, l’Iraq con il 4,6%, il Kazakhstan con il 4,5% e la Francia con il 4,0%, mentre scende al decimo posto la Federazione Russa, paese che era al primo posto nel corrispondente periodo del 2022. Nei primi quattro mesi del 2023, sempre in valore, abbiamo importato più elettricità dalla Francia (1.091 milioni di euro) che gas e petrolio dalla Russia (1.087 milioni di euro).