Rilevazione di Confartigianato
Ogni piccola impresa paga 11.164 euro/anno
A Viterbo pagano 11.809 euro
Tasse locali sempre più pesanti: tra Imu, Tasi, Irap, addizionali regionale e comunale Irpef nel 2014 gli italiani hanno sborsato 70,5 miliardi, il 29,5% in più rispetto ai 54,5 miliardi versati nel 2011. I più tartassati sono i piccoli imprenditori, soprattutto a causa dell’aumento della pressione fiscale sugli immobili produttivi. Nel 2014, per i 5 tributi una piccola impresa ha versato nelle casse delle Amministrazioni locali in media 10.248 euro. Una somma che però lievita fino a 11.164 euro per effetto dell’indeducibilità dell’Imu dalla base imponibile Irap.
In vista della presentazione della Legge di stabilità che dovrebbe intervenire anche sulle tasse locali, Confartigianato ha calcolato l’impatto delle imposte sulle imprese.
Regione che vai, fisco che trovi: le elaborazioni dell’Ufficio studi della Confederazione su dati di ITWorking mostrano le differenze del prelievo nelle diverse aree del Paese. A livello regionale, i piccoli imprenditori più penalizzati sono quelli della Campania dove nel 2014 i 5 tributi locali sono costati 12.547 euro ad azienda. Seguono le piccole imprese della Calabria con 12.466 euro, quelle del Lazio con 12.305 euro e del Molise con 12.100 euro.
Decisamente più conveniente il trattamento fiscale in Valle d’Aosta dove le piccole imprese hanno pagato 8.216 euro, seguite da quelle della Sardegna con 9.467 euro e del Friuli-Venezia Giulia con 9.648 euro.
L’Italia delle tasse vede quindi i piccoli imprenditori campani pagare 4.331 euro in più rispetto ad un piccolo imprenditore della Valle d’Aosta.
La forbice dei tributi locali si apre anche tra le province: i piccoli imprenditori più tartassati sono quelli di Napoli che per Imu, Tasi, Irap, addizionali Irpef regionale e comunale nel 2014 hanno pagato 12.613 euro, Salerno con 12.560 euro, Reggio Calabria con 12.518 euro, Caserta con 12.505 euro, Cosenza con 12.500 euro, Catanzaro con 12.499 euro, Benevento con 12.490 euro, Roma con 12.372 euro, Crotone con 12.347 euro e Rieti con 12.250 euro.
Nel Lazio le imprese hanno pagato 12.305 euro, mentre a Viterbo 11.809 euro.
Al capo opposto della classifica, il fisco è più clemente con gli imprenditori di Aosta con 8.216 euro, Oristano con 8.776 euro, Ogliastra con 8.857 euro, Nuoro con 9.177 euro, Medio Campidano con 9.373 euro, Olbia-Tempio con 9.399 euro, Carbonia-Iglesias con 9.404 euro, Udine con 9.433 euro, Gorizia con 9.541 euro e Pordenone con 9.590 euro.
In pratica, un piccolo imprenditore napoletano paga 4.397 euro in più di tasse locali rispetto ad un suo collega di Aosta.
La situazione messa a nudo da Confartigianato impone scelte immediate. “Ridurre la pressione fiscale – sottolinea il vertice di Confartigianato imprese di Viterbo – è la priorità per i piccoli imprenditori. Tra tasse locali e prelievo dello Stato centrale paghiamo troppo e in modo troppo complicato. Così non si aiuta la ripresa! Confartigianato continua a chiedere una riforma che riduca la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese, quelle che meno beneficiano della riduzione dell’Irap. Va ridotta la tassazione sugli immobili produttivi (capannoni, laboratori, macchinari, attrezzature) che non possono essere considerati alla stregua delle seconde case. e va abolito il groviglio IMU/TASI/TARI, che come nel gioco delle tre carte vede sempre vincente il banco. Dal Governo ci attendiamo che realizzi quanto ha promesso a fine giugno: attuare nella legge di Bilancio i decreti della delega fiscale rimasti in sospeso. Riguardano la determinazione dei redditi delle imprese in contabilità semplificata secondo il criterio di cassa e non di competenza. Così che le tasse si paghino sulle fatture incassate e non su quelle emesse come succede oggi. Poi l’introduzione dell’Iri, la nuova imposta sul reddito di impresa che consentirebbe anche alle piccole imprese di avere una aliquota come quella Ires al 27,5% e non quella progressiva Irpef. E la definizione del nuovo regime forfetario”.