L’analisi dell’aggiornamento di marzo dei conti nazionali da parte dell’Istat sottolinea la spinta anticiclica dei bonus edilizi per recuperare il crollo del PIL nel 2020 (-9,0%), una caduta senza precedenti in tempo di pace, con una conferma di nostre analisi che indicano il settore delle Costruzioni come la locomotiva della ripresa post-pandemia.
Nel 2022 il PIL, valutato a prezzi costanti, è cresciuto di 16,6 miliardi di euro (+1,0%) rispetto al 2019, l’anno pre-pandemia. La spinta maggiore arriva dall’incremento degli investimenti per 61,4 miliardi di euro, di cui 46,2 miliardi sono investimenti in costruzioni e 14,9 miliardi da macchinari e impianti; in termini relativi la crescita degli investimenti è pari al 19,5%, con il traino del +33,3% degli investimenti in costruzioni, un tasso più che doppio rispetto al +15,6% dei macchinari. Più contenuta la spinta della spesa della PA, cresciuta di 4,9 miliardi (+1,6%).
All’opposto, si rileva una forte ritardo della spesa delle famiglie, che nel 2022 è inferiore di 18,7 miliardi (-1,8%) rispetto a tre anni prima. Il commercio estero di beni e servizi registra un peggioramento del saldo per 22,8 miliardi di euro.
Il contributo alla crescita nel 2022 – L’analisi della tendenza nell’ultimo anno evidenzia che sui 3,7 punti di crescita del PIL, mezzo punto proviene dal settore delle costruzioni. Il contributo si amplifica se si esamina la voce degli investimenti in costruzioni, una componente della domanda che distribuisce gli effetti sull’intera filiera dell’edilizia, interessando i settori manifatturieri dei prodotti per l’edilizia in legno, materiali da costruzione, cemento, calce e gesso, lavorazione delle pietre e elementi da costruzione in metallo, oltre ai servizi immobiliari e ai servizi dei professionisti. Gli investimenti in costruzioni valgono il 9,9% del PIL ma hanno contribuito per il 31,0% alla crescita del PIL del 2022: dei 3,7 punti di crescita del PIL, quindi, ben 1,1 punti arrivano dagli investimenti in costruzioni.
Il confronto internazionale – Senza precedenti l’analisi dei dati di Eurostat, secondo la quale si evidenzia che nel triennio 2019-2022 gli investimenti in costruzioni in Italia sono saliti, come anticipato, del 33,3% mentre ristagnano (-0,4%) nel complesso degli altri tre maggiori paesi europei. Nel dettaglio si registra una crescita del +2,1% in Germania, del +0,6% della Francia, mentre la posta in esame cede del 9,8% in Spagna. L’impulso dell’Italia è decisivo per determinare l’aumento del 4,2% nell’Eurozona: la quasi totalità (96,3%) dei 48,0 miliardi di crescita nei 20 paesi dell’Eurozona, arriva dai 46,2 miliardi di maggiori investimenti in costruzioni dell’Italia.
Lavoro nelle costruzioni, driver anticiclico – L’analisi degli indicatori dell’input di lavoro evidenzia che nei tre comparti interessati dalla domanda per investimenti edilizi – costruzioni, servizi immobiliari e dei professionisti – tra il 2019 e il 2022 si registra un aumento di 363mila unità di lavoro (indicatore che elabora il numero di unità di lavoro a tempo, combinando occupati e ore lavorate), pari a +7,9%, mentre il resto dell’economia ne perde 622mila (-3,2%), con un risultato combinato per il totale economia di un calo di 259mila unità di lavoro (-1,1%). In termini di occupati i settori che comprendono la filiera dell’edilizia tengono l’intero mercato del lavoro, con 377mila occupati in più rispetto al 2019, più che compensando il calo di 340mila occupati dei restanti settori e permettono al totale economia di segnare un aumento di 38mila occupati.
Crediti incagliati, a rischio 153mila posti di lavoro – Questi eccellenti risultati potrebbero venire compromessi dal mancato intervento per risolvere la grave situazione in cui versano le imprese di costruzioni che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia, come ha recentemente ribadito Confartigianato in audizione alla Commissione Finanze della Camera. L’analisi dell’Ufficio Studi ha evidenziato il perimetro occupazionale di 153mila posti di lavoro messi a rischio nelle micro e piccole imprese (MPI) dall’inesigibilità del crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese delle costruzioni.