Si è svolta ieri al Viminale la riunione convocata dal vice premier Matteo Salvini con le organizzazioni delle imprese e i sindacati dei lavoratori per delineare ed approfondire i temi della prossima Legge di bilancio. Per Confartigianato hanno partecipato all’incontro il presidente Giorgio Merletti e il segretario generale Cesare Fumagalli.
Il presidente Merletti ha indicato le priorità che secondo Confartigianato devono caratterizzare la manovra economica. A cominciare dalle clausole di salvaguardia. “Occorre evitare – ha detto Merletti – che la sterilizzazione delle aliquote IVA assorba nella prossima legge di bilancio, come avvenuto nelle ultime manovre, la quasi totalità delle risorse disponibili, lasciando, di fatto, margini quasi inesistenti per le politiche per lo sviluppo e la competitività. Dalla rimodulazione delle aliquote IVA potrebbero scaturire le risorse per sostenere una improcrastinabile riduzione della tassazione personale e sarebbe l’occasione per la correzione di alcune incongruenze e disequilibri”.
Il peso del fisco è un altro fronte caldo evidenziato dal presidente di Confartigianato secondo il quale va garantito che il recupero dei proventi derivanti dalla lotta all’evasione e all’elusione venga effettivamente destinato alla riduzione del carico fiscale. “Abbiamo apprezzato l’avvio di una generalizzata riduzione della pressione fiscale attraverso l’estensione del regime forfettario – aggiunge Merletti -. A questo proposito evidenziamo che, in ragione della più generale politica di riorganizzazione del sistema fiscale, è necessaria una organica estensione della flat tax a tutti i soggetti IRPEF, rispettosa del vincolo costituzionale della progressività. Nel caso in cui un’applicazione generalizzata della flat tax, per motivi di finanza pubblica, non fosse possibile con la prossima legge di bilancio, andrebbe prevista l’introduzione della possibilità di tassare al 24% gli utili non distribuiti maturati da imprese individuali e società di persone in contabilità ordinaria. In tal modo, in attesa dell’estensione della flat tax, sarebbero eliminati gli ostacoli alla produzione garantendo parità di trattamento nella tassazione indipendentemente dalla natura giuridica del soggetto. Da subito, per tutte le attività d’impresa escluse dalla flat tax, la prossima legge di Bilancio, anche per incentivare la produttività delle imprese, potrebbe, comunque, introdurre un meccanismo premiale, assoggettando ad aliquota piatta del 15% l’ammontare di redditi in più dichiarati nel 2020 rispetto all’annualità fiscale antecedente. Si tratterebbe, in pratica, di una flat tax sui redditi incrementali. E’ importante, infine, evitare che la progressiva introduzione della flat tax sia coperta tramite una riduzione delle spese fiscali. Non vorremmo, cioè, che il finanziamento della progressiva introduzione della flat tax avvenisse rimodulando le spese fiscali anche in capo a coloro che non sono direttamente interessati dall’estensione della tassa piatta. In tal caso si verificherebbe una redistribuzione del carico fiscale a loro svantaggio”.
La semplificazione del sistema tributario è poi un altro tema urgente secondo Merletti, a giudizio del quale vanno eliminati adempimenti conseguenti all’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica. E quindi vanno abrogati: l’obbligo di comunicazione delle liquidazioni periodiche IVA, il regime IVA dello split payment e del reverse charge, va ridotta dall’8% al 4% la ritenuta applicata dagli istituti di credito e dalle poste sui bonifici che danno diritto a detrazioni d’imposta, va innalzata da 5.000 a 50.000 euro l’obbligo di apposizione del visto per la compensazione dei crediti IVA, vanno unificate IMU e TASI in un’unica imposta comunale. Tra gli obiettivi prioritari anche la riduzione del costo del lavoro, con un intervento strutturale che punti alla revisione, quando non alla eliminazione, di voci di costo che incidono sull’attuale cuneo contributivo determinando altresì una forbice rilevante tra costo sostenuto dalle imprese e componente netta dei salari.
In tema di lavoro, Merletti ha ribadito il no ad un intervento legislativo in tema di salario minimo, in quanto un intervento della legge in tale ambito porterebbe con sé una possibile alterazione degli equilibri economici e negoziali raggiunti dalla contrattazione collettiva. Infatti, se il valore minimo fissato dal legislatore fosse più basso di quello stabilito dai contratti collettivi, si correrebbe il rischio di disapplicazione degli stessi, poiché per le aziende il salario negoziale sarebbe considerato come un mero ed incomprensibile costo ulteriore; al contrario, se fosse più alto, l’ingerenza legislativa in tale campo determinerebbe uno squilibrio nella rinegoziazione degli aumenti. Conseguenza – non voluta – di tale disapplicazione contrattuale potrebbe essere il peggioramento delle condizioni generali dei lavoratori. Il reale problema è, al contrario, il proliferare di contratti collettivi sottoscritti da organizzazioni prive di rappresentanza, che creano dumping tra imprese, oltre che condizioni di lavoro peggiori. E’ quindi prioritario, favorire l’applicazione dei contratti collettivi, estendendo il riferimento alla retribuzione da essi definita da parametro obbligatorio per il versamento dei contributi previdenziali a parametro obbligatorio per il riconoscimento di retribuzioni minime.
In tema di mercato pubblico degli appalti, il leader di Confartigianato ha sottolineato che il nuovo codice degli appalti ha rappresentato una grande speranza che si è tuttavia rivelata un’occasione mancata. I provvedimenti di semplificazione introdotti dalle recenti misure del governo – ultimo il DL “Sblocca-cantieri” – hanno cercato di sciogliere i nodi più intricati per cercare di dare nuovo impulso alla domanda pubblica e far ripartire il mercato degli appalti: semplificazione e rapidità dei procedimenti; riduzione degli oneri documentali ed economici a carico delle imprese; razionalizzazione delle procedure di spesa. Tuttavia, sulla scorta dell’emergenza sono stati trascurati molti aspetti e principi, tanto affermati e poco praticati, necessari a rendere le nuove norme a misura di MPMI. Sotto questo profilo, pertanto, è necessario mettere mano all’affermazione di principi altrettanto importanti, come il “km 0” e la “filiera corta”, che permetterebbe l’inclusione delle micro e piccole imprese del territorio, piuttosto che l’individuazione di una corsia preferenziale con l’introduzione di una quota di riserva per le MPMI nel procurement pubblico. La legge di Bilancio dovrà rappresentare l’occasione per proseguire nel solco tracciato dallo stanziamento di risorse collegata a procedure più semplici e veloci per i microappalti dei Comuni fino a 20mila abitanti per investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale.
E, ancora, Merletti ha affrontato l’argomento della bolletta energetica che non può continuare ad essere uno strumento su cui caricare ogni genere di onere, usando i pagamenti per consumi energetici come bancomat per il finanziamento delle più svariate politiche. Sono molte le voci che gravano, ormai impropriamente, sulle bollette, a partire dalle agevolazioni per gli energivori che costano oltre un miliardo e mezzo pagato dalle piccole imprese: questa agevolazione deve essere assolutamente riformata attraverso la razionalizzazione del sistema, concedendola solo a fronte di un uso razionale certificato dell’energia nei processi produttivi e andrebbe spostata sulla fiscalità generale, trattandosi di una misura di politica industriale.
Inoltre, i meccanismi di socializzazione che spalmano le morosità sui clienti che hanno pagato sono inaccettabili.
Altra necessità sottolineata da Merletti è la spinta digitale per le micro e piccole imprese 4.0 anche attraverso incentivi e strumenti specifici, quali i sono i “voucher”, che possano fare da ponte di ingresso di tali imprese verso forme sempre più evolute di ricerca e innovazione, disegnati sulle loro reali possibilità di intercettare azioni per sviluppo e la crescita, in coerenza con i principi affermati dallo Small Business Act.
Merletti è poi tornato sul ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione, problema tutt’altro che superato, sottolineando che la soluzione radicale consiste nell’applicazione della compensazione generale dei crediti non formalmente contestati dalla P.A. con debiti di qualunque genere verso qualunque ente o organismo pubblico (tributari, fiscali, contributivi, sanzionatori), introducendo una procedura innovativa basata sull’automatismo dell’autoliquidazione del credito.
Il problema dell’accesso al credito va affrontato attivando strumenti di finanziamento eccezionali ed innovativi, anche alternativi al credito bancario. Andrebbe riconsiderata, dunque, anche nel nostro Paese, l’individuazione di un soggetto finanziario appositamente dedicato alle micro e piccole imprese così come favorire la partecipazione di fondi, investitori istituzionali e soggetti pubblici a forme innovative di finanziamento di iniziative imprenditoriali di piccole dimensioni.
In tema di economia circolare, il presidente di Confartigianato ha proposto di innalzare tali importi in modo da allargare la base di imprese che potrebbero usufruirne. E infine sulla mobilità sostenibile ha chiesto l’istituzione di un fondo nazionale per il rinnovo del parco veicolare, con l’obiettivo ambizioso del ricambio totale del parco circolante nel medio periodo (5-7 anni) che preveda contributi certi ed immediatamente esigibili dalle imprese per l’acquisto di veicoli di ultimissima generazione EURO 6 Temp, a trazioni alternative LNG (Gas naturale liquefatto) o CNG (criogenico) con contestuale rottamazione per demolizione del veicolo vecchio.