I ritardi di pagamento sono un problema diffuso in tutto il mondo e colpiscono in particolare le piccole imprese. Nel vecchio continente, la Direttiva europea del 2011 ha consentito di ridurre la gravita del fenomeno, ma c’è ancora molto da fare per migliorare il quadro normativo con regole certe e chiare per tutelare gli imprenditori vittime dei ‘cattivi pagatori’.
Il punto della situazione nella lotta ai ritardi di pagamento in Europa, in vista della revisione della Direttiva che la Commissione europea dovrebbe pubblicare a settembre, è stato fatto oggi a Bruxelles, presso la sede del Comitato economico e sociale europeo (Cese), che ha ospitato un evento organizzato da Confartigianato Imprese e da Pimec (l’associazione che rappresenta le micro, piccole e medie imprese della Catalogna) e dalla Piattaforma contro i ritardi di pagamento spagnola.
La conferenza ha messo a confronto i rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo, del Cese, i vertici di Smeunited, di Ebc (European Builders Confederation), esponenti del Governo spagnolo e delle associazioni delle Pmi del Regno Unito e della Finlandia.
Ad aprire i lavori, in videocollegamento da Roma, è stato il presidente di Confartigianato Imprese Marco Granelli, il quale ha sottolineato quanto sia “importante che la voce degli artigiani e delle micro e PMI si alzi in maniera chiara sulle principali preoccupazioni del presente e le aspirazioni sul futuro quadro giuridico contro la morosità”. Granelli ha poi ribadito come “Confartigianato Imprese da sempre chiede l’introduzione della compensazione tra i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese. Ebbene, i nostri studi dimostrano che in un anno i versamenti utilizzabili per la compensazione ammontano a 31,2 miliardi di euro, importo che rappresenta oltre la metà dei 53 miliardi di euro di debiti della P.A”.
Da parte sua, Antoni Cañete, presidente di Pimec, ha ricordato che in Spagna “l’eccesso di regolamentazione è compensato dall’inosservanza” e ha citato come esempio il fatto che il 95,92% dei contratti di lavori pubblici “non indica se viene effettuato o meno il subappalto”. “In questi tempi di alta inflazione e di aumento dei tassi di interesse – ha aggiunto – pagare in ritardo è il modo più semplice per finanziarsi senza chiedere prestiti in banca. Tutto questo sulle spalle delle imprese creditrici che addirittura falliscono a causa di chi non salda le fatture nei tempi previsti dalla legge. La revisione della Direttiva deve essere chiara e non lasciare scappatoie. Le Pmi non devono più essere alla mercè delle ambiguità della normativa e di chi esercita posizioni dominanti”.
La parola è poi passata alle Istituzioni europee, con Antonella Correra della DG Grow della Commissione Europea, che sta seguendo da vicino la revisione della Direttiva sui ritardi di pagamento, e l’On.le Martina Dlabajová, vicepresidente dell’Intergruppo PMI e membro ceco del Parlamento Europeo. La prassi dei ritardi di pagamento – hanno sottolineato – è molto radicata ed è peggiorata in questi ultimi anni, causando un impatto negativo a livello economico e sociale. L’obiettivo della nuova Direttiva è quello di costruire un quadro giuridico più forte che garantisca il giusto equilibrio tra la liberta contrattuale e regole certe contro le pratiche sleali. Occorre agire sul fronte della prevenzione, offrendo alle imprese gli strumenti per essere consapevoli e competenti nel gestire il problema.
Successivamente si é aperta la tavola rotonda moderata da Luc Hendrickx, direttore per gli Affari legali e le politiche di impresa presso SMEunited, attorno alla quale si sono seduti gli esperti nazionali e settoriali come Fernando Sigchos, Segretario Generale della Confederazione Europea dei Costruttori (EBC); Sanna Lempiainen, Legal Counsel della Federazione delle Imprese Finlandesi (FFE) e Kate Foster, senior International Affairs Advisor della Federazione delle Piccole Imprese del Regno Unito (FSB).
Per Confartigianato Imprese è intervenuto il direttore delle Politiche economiche Bruno Panieri, che ha sottolineato: “All’aspetto regolatorio, nella sua dimensione giuridica ma soprattutto etica, vanno affiancate misure che ne assicurino l’effettività. Devono esserci sanzioni proporzionate, dissuasive ed efficaci. Crediamo che in tal senso sarebbe utile la creazione di un Fondo nazionale, armonizzato a livello europeo nella sua disciplina e alimentato proprio dalle sanzioni, che assicuri allo Stato la dotazione finanziaria per interventi mirati a supporto delle imprese messe in difficoltà dai cattivi pagatori”.
L’evento è stato poi scelto da Intrum per la presentazione sui dati del rapporto annuale sullo stato dei ritardi di pagamenti in Europa. L’intervento di Marte Gran Kristoffersen di Intrum ha quindi permesso di tradurre in numeri e dati le criticità riscontrate nel corso del confronto. In particolare, è emerso come la maggior parte delle imprese intervistate ritenga che la nuova direttiva “dovrebbe essere più incisiva”.
Durante le conclusioni, Veronique Willems, segretario Generale di SMEunited, e Pietro Francesco De Lotto, Membro del CESE, Gruppo I e Presidente della Sezione CCMI, hanno ribadito ancora una volta la necessità di un rafforzamento delle sanzioni contro chi paga in ritardo rispetto ai termini convenuti quale strumento chiave per la tutela chiara e adeguata delle PMI.