Le donne italiane sono le più intraprendenti d’Europa, con 1,4 milioni di lavoratrici indipendenti, davanti a 1,2 milioni della Francia e a 1 milione di Germania e Spagna. Ma sono anche quelle che hanno pagato il prezzo più alto della crisi pandemica: tra settembre 2019 e settembre 2021, l’occupazione femminile indipendente è diminuita del 7,8%, a fronte del calo del 6,1% registrato dalla componente maschile.
Il trend del lavoro femminile indipendente è rilevato da Confartigianato in un’analisi (leggi la rilevazione dell’Ufficio Studi) dalla quale emergono le difficoltà e gli sforzi per recuperare il terreno perduto nel corso dei 23 mesi di pandemia. Confartigianato ha approfondito, in particolare, l’impegno delle 219.198 imprese artigiane guidate da donne che stanno vivendo una fase ancora incerta sul fronte della ripresa ma sono anche molto determinate a rilanciare la propria attività.
Un sondaggio condotto da Confartigianato tra le imprenditrici artigiane lombarde mette in evidenza un calo dei ricavi del 9,7% tra il 2019 e il 2021, superiore al -8,8% registrato dal totale degli imprenditori. A provocare questo calo vistoso la forte presenza nei settori più colpiti dalla crisi: la moda e il benessere.
Ma le imprenditrici artigiane non si arrendono: dalla rilevazione di Confartigianato emergono segnali di resilienza e capacità di reazione superiori a quelle dei colleghi maschi. Il 61,2% delle imprenditrici si dice infatti, pronta ad adottare azioni di sviluppo per la propria azienda. Le donne alla guida di piccole imprese puntano soprattutto a migliorare la qualità del personale con attività di formazione e nuove assunzioni e a cambiare l’organizzazione interna dell’azienda.
“Le donne – sottolinea la Presidente di Donne Impresa Confartigianato Daniela Biolatto – trovano nell’attività d’impresa la strada per l’inclusione lavorativa, per costruire percorsi di carriera e valorizzare le proprie competenze, ma anche una risposta alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il sostegno all’imprenditoria femminile diventa quindi strategico per raggiungere il pieno empowerment femminile anche nel contesto lavorativo, contribuendo allo sviluppo equo e sostenibile del nostro Paese. Per conseguire questo obiettivo bisogna agire su diverse leve, anche sugli aspetti fiscali e contributivi a favore di imprese che consentirebbero di favorire la costruzione di un terreno fertile per lo sviluppo imprenditoriale femminile, nonché la promozione di forme di conciliazione vita-lavoro e di welfare territoriale”.