Focus di Confartigianato Trasporti che stila 10 buoni motivi per non aumentare l’accisa sul gasolio, già la più elevata dell’UE, con il rapporto a cura dell’Ufficio Studi confederale su accise, fiscalità e competitività delle imprese di autotrasporto.
La prospettiva di una rimodulazione delle accise sui carburanti, finalizzata a recuperare risorse per la prossima manovra di bilancio, potrebbe compromettere la competitività delle 90 mila imprese dell’autotrasporto italiano, che danno lavoro a 338 mila addetti, di cui i tre quarti (76,9%) nelle micro e piccole imprese, come evidenziato nel report di Confartigianato sul settore. In questo articolo delineiamo, in sintesi, dieci motivi che evidenziano l’inopportunità di aumentare le accise sul gasolio.
1. Il contesto in cui operano le imprese italiane è caratterizzato da una più elevata pressione fiscale che nel 2020 è del 42,9%, di 1,4 punti superiore al 41,5% della media dell’Eurozona. Nel pieno della recessione causata dal Covid-19, che nei primi sei mesi del 2020 ha registrato una perdita di mezzo miliardo di PIL al giorno, un aumento del prelievo fiscale determinerebbe un pericoloso effetto prociclico.
2. Sui principali input dell’impresa di autotrasporto italiana grava una maggiore pressione fiscale. In Italia la tassazione sul lavoro è 4,1 punti superiore alla media dell’Eurozona, mentre il prelievo fiscale sull’energia supera del 46,4% la media Uem, con un gettito di 398 euro per tonnellata equivalente di petrolio, il più elevato di tutta l’Unione europea.
3. Ad agosto 2020 le accise sul gasolio per autotrazione sono del 21,2% superiore alla media dei competitor dell’Eurozona e del 28% al di sopra della media Ue a 27. L’Italia è il paese dell’Unione a 27 con il maggior prelievo di accise sul gasolio.
4. In Italia la tassazione per unità di CO2 emessa nel settore dei trasporti è di 240 euro per tonnellata CO2, il 54,3% in più della media dei 18 paesi competitor nel trasporto merci internazionale su strada.
5. In cinque anni nel trasporto internazionale la quota di mercato dei vettori nazionali dell’autotrasporto su strada è scesa di oltre cinque punti, passando dal 25,6% del 2014 al 20,0% del 2019. Rispetto alla Polonia, il principale competitor nel trasporto di merci su strada nell’Unione europea, il differenziale di tassazione per unità di CO2 sale all’81,4%, mentre quello delle accise sul gasolio arriva all’84,1%.
6. Sono pesanti gli effetti della crisi Covid-19 sull’autotrasporto, dato il peggior andamento dei driver della domanda di trasporto merci, manifattura e commercio estero. Nei primi sei mesi del 2020, a fronte di un calo tendenziale del PIL dell’11,7%, il valore aggiunto del settore manifatturiero cede del 18,8% mentre crollano del 20,4% le esportazioni.
7. Nel corso della crisi Covid-19, nel comparto del trasporto e logistica, una impresa su tre (32,1%) manifesta seri rischi operativi e di sostenibilità dell’attività.
8. Nel trimestre settembre-novembre 2020 le previsioni di assunzione delle imprese dei servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio diminuiscono del 29,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a 27.700 assunzioni in meno.
9. L’aumento dei costi, e la conseguente riduzione del valore aggiunto, interrompe il percorso di efficientamento delle micro e piccole imprese. Nel corso degli ultimi cinque anni la produttività del lavoro delle MPI italiane del trasporto merci su strada è salita del 17,6%, dimezzando il divario con le omologhe tedesche: il divario era di 22 punti nel 2012 e scende al 9,1 punti nel 2017, ultimo anno disponibile.
10. Un aumento dei costi comprime i margini destinati agli investimenti finalizzati all’ammodernamento delle flotte, per l’acquisto di automezzi più sicuri e con un minore impatto ambientale: nell’ultimo anno rilevato nelle statistiche strutturali dell’Istat, gli investimenti delle micro e piccole imprese dell’autotrasporto sono ammontati a 1,6 miliardi di euro.
Sul fronte dell’orientamento green dell’autotrasporto professionale, Confartigianato Trasporti evidenzia come il comparto ha già avviato la transizione ecologica, in linea con gli ambiziosi obiettivi europei, raggiungendo in modo virtuoso rispetto ad altri settori, significativi risultati in termini di sostenibilità ambientale e riduzione delle emissioni nocive. Da tre anni la categoria sta attuando un serio piano di riconversione ambientale e ammodernamento delle flotte con una serie di azioni pianificate. Se da un lato è stata avviata la graduale rimodulazione dei rimborsi accise sul gasolio per le motorizzazioni più inquinanti ed obsolete, dall’altro è stato finalmente istituito per il biennio 2020-21 dal MIT il fondo nazionale per il rinnovo, la sostituzione e rottamazione del parco mezzi, con una prima dotazione di 122 milioni destinati ad incentivi diretti agli investimenti in veicoli green, digitali e più sicuri che consentiranno ulteriormente di abbattere le emissioni e tutelare l’ambiente.