“Confartigianato Autoriparazione auspica una maggiore collaborazione con le istituzioni, innanzitutto con il Ministero dell’Ambiente, per combattere abusivismo, irregolarità, evasione fiscale nella gestione e nello smaltimento di pneumatici. E’ tempo per una battaglia comune in nome del rispetto degli imprenditori e della tutela ambientale. Non servono nuove leggi: occorre far rispettare le norme esistenti con un’efficace attività di controllo e repressione del mercato selvaggio, ormai diffuso anche sul web, degli pneumatici e degli PFU. Gli imprenditori regolari, qualificati e competenti non possono continuare a subire la concorrenza sleale degli operatori illegali e la spada di Damocle del blocco del ritiro di pneumatici”.
Con queste parole Alessandro Angelone, presidente di Confartigianato Autoriparazione, è intervenuto ieri alla presentazione del Rapporto “I Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia”, illustrato a Roma alla presenza del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che ha ospitato e partecipato alla presentazione del documento conclusivo che illustra l’attività svolta dall’Osservatorio e dalla piattaforma CambioPulito nel contrastare le pratiche illegali del settore degli pneumatici e PFU. Il progetto è promosso da Legambiente insieme ai consorzi per la gestione degli Pneumatici Fuori Uso (PFU) Ecopneus, EcoTyre e Greentire – che gestiscono circa l’85% del totale nazionale – e le associazioni di categoria Confartigianato, Cna, Airp, Federpneus e Assogomma.
Alle sollecitazioni del presidente Angelone ha risposto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ha raccolto l’appello dell’Osservatorio lanciando la sfida dell’economia circolare nel settore degli pneumatici all’insegna del confronto e della condivisione tra il Ministero e i rappresentanti della filiera degli pneumatici. Il ministro, nell’apprezzare il lavoro svolto dall’Osservatorio fatto di idee e di proposte, ha annunciato una serie di impegni. A cominciare dalla creazione, nell’ambito del Ministero, della Direzione generale economia circolare che da quest’anno rappresenterà l’interlocutore amministrativo dedicato anche ai temi che riguardano la gestione degli pneumatici. Inoltre, il ministro ha annunciato l’imminente firma di un decreto ministeriale che riguarda i temi sollevati dall’Osservatorio e che – ha detto – ne recepisce molte proposte. “Proviamo a sperimentare il decreto e a monitorarne insieme i risultati – ha detto Costa – e tra 12 mesi faremo il punto della situazione su come ha funzionato, eventualmente anche per rigenerarlo e fornire risposte supplementari”. Sul fronte dei controlli, il responsabile dell’Ambiente si è detto convinto che devono essere soprattutto preventivi, oltre che repressivi, e a questo proposito ha sollecitato la collaborazione dei soggetti rappresentati nell’Osservatorio. Il ministro ha insistito sull’importanza della partecipazione e del confronto tra il Dicastero e i soggetti riuniti nell’Osservatorio. A questo proposito, ha anche sottolineato l’importanza di formulare proposte in tempi rapidi, vale a dire entro maggio, quando inizia la costruzione della manovra di bilancio e si inizia a predisporre norme speciali che possono ‘premiare’ chi opera sul territorio.
Il rapporto presentato ieri è frutto di un lavoro di oltre due anni e mezzo che ha permesso di definire un quadro chiaro delle aree di criticità che espongono a illegalità e irregolarità un sistema, quello della raccolta e recupero dei pneumatici fuori uso (PFU), che rappresenta per l’Italia un caso di eccellenza nella gestione dei rifiuti e nel percorso del Paese verso l’economia circolare e che ogni anno assicura su tutto il territorio nazionale il recupero di oltre 380mila tonnellate di PFU raccolte presso gommisti, autofficine e stazioni di servizio. Si stimano, infatti, tra 30 e 40mila le tonnellate di pneumatici che ogni anno vengono immessi illegalmente nel mercato nazionale, a cui si legano un mancato versamento del contributo ambientale per la loro raccolta e riciclo pari a un totale di circa 12 milioni di euro, evasione dell’IVA stimabile in circa 80 milioni di euro ed un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di pneumatici fuori uso derivanti da attività illegali, che non esistono e sono dunque fuori dalle regole del sistema nazionale di gestione dei PFU.
Nonostante il Ministero dell’Ambiente dal gennaio 2019 abbia imposto ai consorzi che curano raccolta e recupero dei PFU un innalzamento del target di gestione pari ad un +5%, i flussi illegali continuano a condizionare fortemente il funzionamento del sistema e a penalizzare l’attività degli operatori onesti. I PFU generati illegalmente infatti, finiscono per confondersi nella massa complessiva di PFU da raccogliere, facendo saltare gli obiettivi fissati ogni anno e causando due impatti negativi: l’accumulo di PFU nei piazzali degli operatori e il rischio di abbandoni illegali nell’ambiente.
Dal giugno 2017 al 15 dicembre 2019 il lavoro dell’Osservatorio, anche attraverso CambioPulito (www.cambiopulito.it), la piattaforma di whistleblowing riservata agli operatori del settore e gestita da Legambiente, ha permesso di tracciare un quadro chiaro della situazione: 361 le denunce di illeciti registrate, che hanno riguardato 301 società. Le segnalazioni raccolte – processate da Legambiente attraverso i propri avvocati dei Centri di Azione Giuridica (Ceag) – sono risultate nella quasi totalità dei casi precise e circostanziate, corredate da documentazione a supporto, tanto da concretizzarsi in 8 esposti inoltrati alle Forze dell’Ordine: ai Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, con la segnalazione di 136 aziende (126 italiane e 10 straniere), con il 35% degli operatori successivamente sottoposti a controllo che è stato oggetto di sanzioni; all’Autorità garante del mercato e della concorrenza, con la segnalazione di 14 siti internet (5 italiani, 9 esteri); al Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, con la segnalazione di 24 casi nella sola Campania. Tutti gli esposti si sono concentrati su presunte commercializzazioni illegali online (spesso con l’estero, verso cui l’azione di contrasto e repressione appare ancora complessa e spesso dalle “armi spuntate”) e smaltimento illecito, sull’omesso versamento contributo IVA e contributo ambientale, esercizio abusivo della professione e concorrenza sleale. Circa l’80% delle segnalazioni ha riguardato presunte violazioni delle regole di commercio, della libera concorrenza e del mercato del lavoro e grazie ad esse è stato possibile mettere a fuoco anche la dinamica della recrudescenza di furti di pneumatici nuovi per l’immissione di pneumatici nel mercato nero (soprattutto online).
La parte di filiera che gestisce i PFU, pneumatici a fine vita, vede invece l’illegalità sostanziarsi in mercato di PFU spacciati per gomme usate, furti di PFU per attività di riciclo illegale e truffa sui sistemi di pesatura dei PFU. In merito alla distribuzione geografica, tra le regioni più interessate dalle segnalazioni risultano la Campania, che ha raccolto in assoluto il maggior numero di segnalazioni (77), seguita da Lombardia (51), Puglia (25), Abruzzo (22), Emilia Romagna (21), Sicilia (18), Calabria (17), Liguria (15) e Lazio (14).
“Dal 2011, grazie al decreto del Ministero dell’Ambiente che ha introdotto il nuovo sistema di raccolta e gestione dei PFU, fondato sul contributo ambientale e la responsabilità dei produttori, l’Italia si è lasciata definitivamente alle spalle una situazione fatta di abbandoni sistematici, con gravi rischi ambientali, testimoniati dai cosiddetti stock storici di questi rifiuti ormai svuotati. Non solo: il nostro Paese può contare oggi, anche per questa filiera dell’economia circolare, su un sistema di eccellenza in Europa – ha dichiarato Enrico Fontana, coordinatore dell’Osservatorio – e non può permettersi che questo patrimonio, attraverso cui si generano risorse economiche e posti di lavoro nelle filiere dell’economia circolare, con importanti benefici ambientali, sia compromesso da chi opera nell’illegalità. Per questa ragione è importante che realtà diverse tra di loro, da Legambiente ai principali consorzi di gestione dei PFU fino alle associazioni di categoria, abbiamo deciso di condividere un impegno concreto a tutela della grande maggioranza di operatori onesti, che sono i primi a subire le conseguenze sul mercato di chi accumula profitti illegalmente”.
È necessario, dunque, agire concretamente per far sì che tutti i quantitativi di PFU siano ricondotti alla legalità e al sistema nazionale di gestione dei PFU, garantendo il recupero di tutti i PFU generati e soprattutto tutelare gli operatori corretti. Da qui le proposte che la filiera ha presentato ieri al Ministro Costa e finalizzate proprio ad una più efficace azione di contrasto dei fenomeni illegali, agendo su alcuni ambiti principali: trasparenza del sistema di raccolta e avvio al riciclo di PFU; tracciabilità dei flussi di generazione dei PFU; rafforzamento del sistema di controlli; promozione delle filiere di recupero di materia della gomma riciclata da PFU.
Tra le azioni auspicate: l’istituzione del Registro dei produttori e degli importatori di pneumatici e aggiornamento almeno semestrale della Banca Informativa Pneumatici BIP, già esistente presso il Ministero dell’Ambiente; istituzione presso il Ministero di un Ufficio di controllo dei soggetti autorizzati alla raccolta di PFU (consorzi e individuali); la costituzione di una vera e propria task force tra forze dell’ordine e Agenzia delle Dogane, per contrastare i fenomeni di vendita in nero di pneumatici, i traffici e gli smaltimenti illegali di PFU; istituzione di un tavolo permanente di consultazione presso il Ministero con i sistemi collettivi di gestione dei PFU e le associazioni di rappresentanza delle impese di filiera.